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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

04 gennaio 2016 | 10.09
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Che qualcuno amerebbe veder chiudere Taranto è cosa nota: ma non lo accetteremo". Lo sottolinea il presidente del Consiglio Matteo Renzi in un'intervista alla 'Stampa', commentando la procedura d'infrazione per l'intervento del governo sull' Ilva. "Non credo alle vendette - aggiunge - e a certo provincialismo nostrano, anzi, dico: basta considerare l' Europa una nemica o una maestrina. Porre le questioni con chiarezza è utile a noi e all' Europa stessa".

Secondo Renzi "per l' Italia è finito il tempo della paura: rispetto per tutti ma paura di nessuno. E diciamo una parola chiara sulla Germania: su alcune cose abbiamo da imparare, da copiare. Ma quel che non mi piace, qui da noi, è una certa subalternità psicologica che ormai trovo surreale".

"La proposta unitaria dei sindacati c’è e la presenteremo nei prossimi giorni. Ma non intendiamo smantellare il contratto nazionale né cederemo su un salario minimo per legge, che finirebbe per abbassare le buste paga di milioni di lavoratori". Pianta bene i paletti, in un'intervista a 'QN' Franco Martini, della segreteria nazionale Cgil.

E conferma che l’intesa annunciata ieri al QN dalla leader Cisl, Annamaria Furlan, sul ‘pacchetto’ contrattazione aziendale, è stata effettivamente raggiunta dalle tre sigle.

"Vogliamo delineare -continua Martini- un nuovo sistema di relazioni industriali, rilanciando il ruolo delle parti sociali che il governo vorrebbe relegare in un angolo. Tre pilastri: contrattazione, partecipazione e regole su cui basare quest’ultima".

"Applicare il modello tedesco di cogestione alle fabbriche nostrane non è possibile, l’Italia ha una storia di relazioni sindacali completamente diversa da quella della Germania. Più che sedere nei consigli di sorveglianza delle aziende, i lavoratori devono essere protagonisti dei processi di trasformazione. Un coinvolgimento sostanziale, che vuol dire lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni". Così, intervistato da 'QN' Fabio Storchi, presidente di Federmeccanica, alle prese col rinnovo del contratto di un settore che riguarda complessivamente 1,6 milioni di addetti.

Più che un rinnovo, in realtà, è "un rinnovamento, perché per ridare competitività alle nostre imprese e maggiori tutele agli addetti serve un nuovo sistema fondato su due pilastri: l’azienda come bene comune e la centralità della persona".

"A stare all’intervista della leader della Cisl, Annamaria Furlan, nei prossimi giorni sarà formulata una proposta unitaria delle grandi confederazioni storiche sulla riforma della struttura della contrattazione. Meglio tardi che mai, considerando il ritardo con cui il sindacato è riuscito a liberarsi di un immobilismo che lo stava condannando all’irrilevanza". Così, in un intervento su 'QN' il giuslavorista Giuliano Cazzola.

"Che il vecchio impianto -continua Cazzola- non fosse più in grado di rispondere alla nuova realtà dell’organizzazione e del mercato del lavoro era evidente a tutti. Il contratto nazionale aveva il compito di salvaguardare il potere d’acquisto; la contrattazione decentrata di remunerare la produttività".

"Si è deciso molti anni fa di integrare le pensioni pubbliche con le pensioni complementari, ma ciò potrà avvenire solo per chi ha un lavoro/reddito regolare che gli permetta di risparmiare per questi fini. Per chi non li ha, la pensione complementare non ci sarà, né sarà adeguata quella pubblica. Va quindi esplorata l’idea di un fondo per l’equità previdenziale, chiedendo cioè un sacrificio a tutti i pensionati (o, come suggerito dalla Corte Costituzionale, a tutti i redditi) sopra una certa soglia, che offra una pensione di base per integrare i trattamenti più bassi, finanziato da un contributo di solidarietà sulle pensioni o sui redditi più elevati (se necessario dalla fiscalità generale)". Così, in un commento sul 'Corriere della Sera' i due esperti di previdenza Maurizio Benetti e Mauro Marè.

"E' ora -concludono i due studiosi- di reintrodurre una componente solidaristica nel sistema Non sarà l’ultima riforma delle pensioni… sia che la si voglia fare per cassa, sia per equità!".

"Se osservo la mia azienda, vedo che è fatta da persone fantastiche, che non mi stanco mai di apprezzare. C’è una moltitudine di persone che lavora nel silenzio, sono sicuro che ci sono difficoltà ma non si arrendono mai. Si sentono partecipi". Così, intervistato da 'Il Giornale' Ferruccio Ferragamo, guida dell'omonima azienda di famiglia.

"In altri Paesi, i dipendenti -continua- è come se fossero passeggeri di un treno, dove una carrozza vale l’altra: salgono e scendono senza problemi. Da noi si avverte maggiormente il senso della dedizione".

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