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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

19 maggio 2015 | 09.57
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Al centro dei giornali in edicola la questione pensioni, con il provvedimento adottato dal Cdm, ma anche la riforma della scuola e la questione migranti

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

Al centro dei giornali in edicola la questione pensioni, con il provvedimento adottato dal Cdm, ma anche la riforma della scuola e la questione migranti.

In un'intervista a 'Repubblica', il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, commenta il decreto sulle pensioni varato dal governo: "Ci siamo assunti la responsabilità di decidere e di non fare giochetti come non raramente è capitato in questo Paese. Non abbiamo trattato i cittadini come se non fossero in grado di comprendere. Abbiamo detto con chiarezza quello che si poteva fare nel contesto dato. Lo abbiamo fatto nel rispetto della sentenza della Corte costituzionale e nelle compatibilità economiche possibili. Certo non potevamo far saltare i conti. D’altra parte, nella nostra Costituzione c’è anche il pareggio di bilancio, non ci sono solo i vincoli europei".

In un editoriale sul 'Corriere della sera', il costituzionalista Sabino Cassese scrive: "Si spera che questa soluzione metta a tacere le interpretazioni estremistiche, quelle di chi vorrebbe la 'restituzione di tutto'. La Corte, infatti, lamentava che non vi fosse 'alcuna rivalutazione', con il 'blocco integrale' della perequazione disposto nel 2011. Consentiva che le attese dei pensionati venissero bilanciate con le esigenze di contenimento della spesa. Dichiarava irragionevole il blocco, non dichiarava ragionevole la rivalutazione disposta nel 1998. La Corte non poteva dire di più, sancendo una sorta di intangibilità del modo di rivalutare le pensioni scelto nel 1998 e bloccato nel 2011, come vorrebbero i sostenitori della tesi del 'rimborso totale', perché l’articolo 38 della Costituzione dispone che i lavoratori hanno diritto a vedersi assicurati mezzi 'adeguati alle esigenze di vita', e giudice dell’adeguatezza è il Parlamento".

Il 'Messaggero' intervista Elsa Fornero, ministro del Lavoro del governo Monti e 'autrice' della discussa riforma: "Ho detto molte volte che quel provvedimento che congelava gli assegni previdenziali non faceva parte della riforma delle pensioni e che non era nato per iniziativa del ministero del Lavoro. Ma a questo proposito è necessario contestualizzare la situazione nella quale maturarono quelle scelte". E aggiunge: "Troverei molto discutibile se si interpretasse la sentenza della Consulta come indicazione a restituire tutto a tutti i pensionati perché il peso di questa interpretazione cadrebbe sulle spalle delle generazioni giovani e future".

'Avvenire' interpella Gianfranco Librandi, deputato di Scelta Civica, che ha presentato un disegno di legge per consentire ai pensionati che lo vogliano di destinare il rimborso della rivalutazione al fondo di garanzia per l’occupazione giovanile: "Io credo che molti pensionati dovrebbero prendere di più. Contesto il fatto che ci sia un organo dello Stato che decide che il governo ha sbagliato nella valutazione di un momento storico. Quando Monti varò il blocco c’era un’emergenza straordinaria, si rischiava di non avere i soldi per pagare l’intera pensione, non solo la rivalutazione. Dicono che la recessione non è stata sufficientemente documentata: ma quali competenza ha la Corte per valutare la situazione meglio del governo, e per giunta tre anni dopo?".

Con 'Avvenire' parla anche Francesco Delzio, manager e saggista attento alla questione delle disparità fra generazioni: "Finalmente c’è un governo che modella un disegno di società in cui si persegue una giustizia generazionale". E aggiunge: "È quanto si poteva e doveva fare nelle condizioni date. Ma le dico di più: nel Paese c’è un livello di solidarietà generazionale che è molto più alto di quello che si percepisce".

Il 'Tempo' intervista Carlo Fattuzzo, segretario del Partito dei Pensionati: "Il governo mette a disposizione all’incirca il 10%di quello che avrebbe dovuto corrispondere. Capisco che l’esecutivo debba accreditarsi di fronte alle autorità finanziarie di Bruxelles come ligio e pronto a eseguire gli ordini dispendere il meno possibile. Ma io mi domando perché bisogna sempre rivalersi sui pensionati. Il mio parere è che questo decreto, in fin dei conti, comporterà delle conseguenze ben più onerose di quei 20miliardicheilgovernoavrebbe dovuto pagare".

Sulla questione pensioni il 'Mattino' intervista Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera: "Intanto vorrei leggere il decreto per capire esattamente cosa c'è scritto. Da quello che si apprende mi pare che vada nella direzione giusta. Le risorse disponibili, come sappiamo, sono limitate e quindi è importante che venga privilegiata la restituzione, anche se parziale, ai redditi più bassi. Mi pare che l'asticella fissata a 3.200 euro lordi mensili sia congrua".

Damiano, in un'altra intervista, a 'Repubblica', interviene poi sulla riforma della scuola e sostiene che "delle modifiche vanno fatte, a cominciare dall’assunzione di più precari". "Il difetto di questo governo - avverte - è di ripetere 'noi non trattiamo'. Renzi dice che ascoltare non vuol dire assecondare, ma ascoltare non vuol dire neppure ignorare. Quindi si trovi un modo per confrontarsi che porti a dei cambiamenti, soprattutto quando c’è una mobilitazione sociale così significativa".

Sulla norma della ddl scuola relativa ai presidi, 'Repubblica' intervista Giuseppe Soddu,preside al Parini di Milano: "Sono una via di uscita più che una preoccupazione. Avere la possibilità di scegliere gli insegnanti adatti per la mia scuola sarebbe un passo avanti enorme. Forse finalmente usciremmo dal meccanismo deleterio di assegnare le cattedre in base ai numeri".

Sulla riforma la 'Stampa' intervista due ex ministri dell'Istruzione. Luigi Berlinguer, ministro con Prodi e D’Alema dal ’96 al 2000, afferma: "Il cambiamento, già realizzato in Paesi più avanzati, sta nel superamento di due nodi: la natura trasmissiva dei saperi, che va sostituita con quella partecipativa, e la presunzione di una scuola senza l’arte, che coltiva solo la ragione. Nei miei anni queste idee hanno persino ottenuto l’approvazione di leggi importanti come l’autonomia e non si può negare che incarnino il cambiamento proposto da questo governo".

A sua volta, Mariastella Gelmini, ministro tra il 2008 e il 2011 nel governo Berlusconi, sottolinea: "La narrazione di Renzi è suggestiva, a tratti suona di centrodestra. Il limite è che il suo riformismo si ferma alle parole. Il provvedimento è già molto indebolito dagli emendamenti accolti dal governo in commissione. Il preside-sceriffo, ammesso che sia mai esistito, ora è ridotto a un preside-passacarte senza poteri decisionali forti. Renzi ha già perso la battaglia".

Ancora sulla riforma della scuola al 'Messaggero' Giorgio Manacorda, scrittore, poeta e saggista, docente universitario e, dal 2012, presidente dell'Istituto Italiano di Studi Germanici, dice: "Mi sembra complessivamente buona perché va nella direzione della meritocrazia. Il tema della valutazione è dominante. Anche per dirigenti scolastici e presidi. Ammettiamolo, ci sono docenti bravissimi e altri che tirano a campare, io credo sia arrivato il momento di fare la differenza. Non possiamo procedere secondo la linea del Todos Caballeros, che vorrebbero i sindacati".

Al 'Manifesto' Giovanni Accardo, insegnante al liceo Pascoli di Bolzano e autore di 'Un’Altra scuola' (Ediesse), avverte che c'è "il rischio di una costante precarizzazione del suo lavoro". "Prendiamo gli albi territoriali: ci espongono a un'ulteriore fragilità. Sembra che non si voglia mai farci arrivare a una sicurezza. Accanto alla paura che si ha per se stessi, c'è una legittima preoccupazione per la qualità di una professione minacciata", dice.

Di scuola parla anche, in un editoriale sul 'Sole 24 Ore' l'economista Pietro Reichlin: "Tra i tanti paradossi italiani, ne dobbiamo registrare uno nuovo: il sindacato della scuola, e gli studenti che lo seguono, preferisce meno soldi per tutte le scuole, piuttosto che più soldi per tutti, se questi non fossero equamente distribuiti. La questione nasce dal ddl del governo, secondo cui le scuole entrano tra i possibili beneficiari del 5 per mille della dichiarazione Irpef".

A sua volta, sul 'Corriere della sera' l'economista Lorenzo Bini Smaghi scrive: "Se si ha a cuore il futuro dei giovani, e si vuole dare loro uguali opportunità, indipendentemente dalla situazione economica delle rispettive famiglie, ci sono solo due soluzioni. La prima è quella di accettare la logica anti-meritocrazia nella scuola pubblica, come chiede chi si oppone alla riforma, o chi si trincera dietro la richiesta di far valutare i docenti solo da chi ne ha le capacità". E aggiunge: "La seconda soluzione è invece di promuovere una riforma della scuola pubblica ancora più incisiva di quella messa sul tavolo, che ponga veramente al centro il merito, non solo degli studenti ma anche degli insegnanti, con test periodici, rigorosi e uniformi in tutto il Paese e incentivi monetari per il corpo insegnante strettamente correlati con i risultati. Come viene fatto nella maggior parte dei Paesi avanzati. Le due soluzioni non sono necessariamente in contraddizione tra di loro, ma opporsi ad entrambe non fa altro che danneggiare gli studenti, soprattutto quelli delle famiglie meno abbienti".

'Italia Oggi' si occupa del formazione aziendale e intervista Marco Paolo Nigi, vicepresidente del Fondo Formazienda e segretario generale della Confsal, la Confederazione autonoma componente sindacale della governance del fondo ("Il conto di cui parliamo - afferma - è interessante perché sviluppa buone prassi per le imprese che vedono nella formazione un’opportunità di consolidamento del proprio capitale umano") e Berlino Tazza, presidente di Sistema commercio e impresa, che parla dei vantaggi delle forme aggregate di imprese ("La loro competitività si fonda sulla differenziazione dell’offerta e sul rafforzamento di accordi strategici con le altre imprese, anche all’estero").

Sulla questione immigrati, invece, 'Repubblica' intervista Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo dal gennaio 2012: "Più che tentare di sminuire le misure proposte dalla Commissione lo sforzo di tutti dev’essere nell’assicurarsi che le misure a breve termine possano essere messe in atto quanto prima, a beneficio di profughi, rifugiati, richiedenti asilo e dei paesi più esposti alla pressione migratoria. Dobbiamo renderci conto che siamo di fronte a un cambio radicale in termini di politica migratoria rispetto a quanto ci ha preceduto. Il Parlamento si adopererà perché le proposte della Commissione possano essere tradotte in politiche e legislazione con la maggiore ambizione possibile".

Dello scambio di beni e servizi nell'era della globalizzazione parla con 'Repubblica' Allen Sinai, economista allievo di Milton Friedman a Chicago: "L’opportunità di scambiarsi beni e servizi non viene meno solo perché il commercio sta rallentando, o per la presenza di focolai di tensione. Il rallentamento semmai è dovuto a tutt’altri motivi".

In un intervento sul 'Messaggero', Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, annuncia l’adozione, nelle prossime settimane, di un 'Piano nazionale strategico della portualità e della logistica: "Ha l’ambizione di divenire il set di visione strategica e di strumenti operativi in grado di fare del 'Sistema mare' il driver di un articolato e ricco dossier Blue Economy. Un Paese con oltre 8 mila chilometri di coste, geograficamente collocato al centro del Mediterraneo, attraversato da quattro corridoi europei, non può non incentrare parte decisiva delle proprie politiche industriali e di sviluppo sulla piena valorizzazione della risorsa mare".

Sempre sul 'Messaggero', Gian Luca Galletti, ministro dell'Ambiente, parla della legge sui delitti contro l'ambiente: "Per la prima volta questo Paese definisce e punisce nello specifico i reati ambientali. Fino ad oggi non era mai successo. Insieme a un rafforzamento dei controlli, questo determinerà un vero cambiamento culturale, ecco perché l'ultimo voto della legge in Senato tra oggi e domani è tanto importante".

Con 'Repubblica' il Garante della privacy, Antonello Soro, parla di Google, Facebook, Amazon: "Hanno oggi un potere che nessuno mai nella storia dell’umanità. Sanno tutti di noi, delle nostre scelte, dei nostri gusti. Questa mole di dati permette a un ristretto gruppo di aziende di orientare sia i consumi sia la produzione dei beni".

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