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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

05 febbraio 2014 | 09.54
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

Roma, 5 feb. (Labitalia) - "La consapevolezza che non operiamo più in un mercato comunitario o comunque occidentale, ma che dobbiamo misurare la nostra competitività con Paesi che si muovono su sistemi e norme diverse. La rigidità non è più praticabile, le regole vanno riviste, le risorse vanno liberate e investite". Così, in un'intervista a 'La Repubblica', Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo economico. "Non è più funzionale - sostiene - diciamo che quando abbiamo stretto il Patto, abbiamo ragionato un po' come per le quote latte. Così come sul latte si trattò di limitare la produzione per aumentare i prezzi, per la politica economica si trattò di non indebitarsi più di tanto sul pil per non creare inflazione. Raggiunto l'obiettivo, le regole vanno rese meno rigide".

"I soldi degli ammortizzatori sociali sono stati spesi tutti. Quindi l'unica gallina che continua a fare qualche uovo è rimasta quella della gestione dei parasubordinati. Poi c'è stato l'ulteriore passaggio dell'unificazione Inps-Inpdap". Così, in un'intervista a 'La Stampa', l'economista Giuliano Cazzola riferendosi all'Inps. "Le pensioni del pubblico impiego -ricorda- vennero date in carico alla gestione, sottraendole alle amministrazioni. Caricando sullo Stato, tramite trasferimenti di bilancio, qualcosa come 14mila miliardi di vecchie lire l'anno. Fino alla Finanziaria del 2007, quando il governo Prodi per rispettare il parametro del 3% (nel rapporto deficit/Pil), trasformò i trasferimenti in questione (diventati 8 miliardi di euro), in anticipazioni. Risultato: da creditore, l'Inpdap divenne debitore dello Stato".

"Il compenso che viene versato oggi dal consumatore a fronte della possibilità di fare una copia privata di un supporto digitale, per esempio la masterizzazione di un cd, venne introdotto dal ministro Bondi nel 2008 con un provvedimento che stabilì questo costo in 90 centesimi. Ora la Siae vorrebbe introdurre un aumento del 500 per cento ed estendere l'equo compenso a pc, smartphone, tablet. Persino ai televisori". Così, in un'intervista a 'Il Giornale', Stefano Parisi, presidente di Confindustria digitale. "Al ministro Massimo Bray - commenta - spetta l'ultima decisione e al momento ha bloccato la tassa in attesa di sentire tutte le parti in causa per poi decidere. Diciamo che a quanto ci risulta sta lavorando a una soluzione condivisa, per raggiungere una decisione equilibrata nell'interesse degli autori, dei produttori di smartphone e tablet e, soprattutto, dei cittadini . Che non devono pagare sempre e comunque".

"Abbiamo consegnato i primi 26 padiglioni a dicembre, il resto entro maggio. Non c'è da perdere tempo, dovremmo lavorare senza fermarci, tra poco saranno 4mila gli addetti impegnati sul sito di Rho". Così, in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore', il commissario unico dell'Expo Giuseppe Sala. "Io ritengo -sostiene- che la maggioranza dei paesi ospiti firmerà accordi con general contractor italiani, l' indotto economico che ne beneficerà sarà soprattutto locale. Ci sono le partnership con la nostra società, con denaro che l'azienda investe parzialmente negli spazi del sito e con servizi che presta all'evento, per un totale ad oggi di 350 milioni; gli appalti per le forniture, per altri 220 milioni; infine contratti di affitto per la gestione dei propri padiglioni, per altri 30-40 milioni".

"Gli investimenti guardano alla stabilità politica - ha spiegato - ma questo non è più nemmeno un problema, visto che siamo stabili nella nostra instabilità. Ci sono altre questioni da affrontare: illegalità, criminalità organizzata e carico fiscale. Senza contare il peso della burocrazia. A ciò si aggiunga il costo e la scarsa flessibilità del lavoro: tutte cose che scoraggiano i capitali stranieri". Così, in un'intervista a 'Avvenire', Marco Magnani, economista italiano di Harvard. "Bisogna tamponare le falle dell'emergenza - auspica - ma ci vuole anche qualcuno al timone della nave che sappia guardare l' orizzonte. Occorre puntare sulla meritocrazia fin dalla scuola superiore e rilanciare le eccellenze dei territori. Va incentivata l' innovazione low cost, quella legata a una miglior governance delle imprese. Ma anche gli immigrati vanno valorizzati: sono una risorsa economica importante. L'Italia ha punti di forza incredibili e non lo sa".

"L'ntegrazione è data prima di tutto dal lavoro, che spinge gli immigrati a stabilirsi in una determinata area. Poi la regola è quella dell'omogeneità delle comunità, i migranti tendono sempre a stabilirsi dove ci sono altri gruppi di connazionali formando catene migratorie addirittura con persone provenienti dalle stesse città. Si hanno così concentrazioni per nazionalità oltre che per ambiti produttivi. Ad esempio gli uomini dell' Europa orientale, come i romeni a Roma e Torino, prediligono il lavoro nell' edilizia e le donne quello domestico". Così, in'intervista a 'Avvenire', Enrico Di Pasquale ricercatore fondazione Leone Moressa.

"In Europa avete assolutamente un problema di austerità. Basta guardare come alcuni Paesi, soprattutto Spagna, Portogallo e Grecia, hanno spremuto i loro settori pubblici senza stimolare il settore privato. Il risultato non poteva che essere la recessione prolungata". Così, in un colloquio con 'Il Corriere della Sera', l'economista Richard Freeman. Quando si tratta di scegliere quali politiche fare, agli investimenti pubblici l'economista preferisce "gli investimenti privati". Non tanto però attraverso il taglio delle tasse, "che spesso non è sufficiente per spingere a investire". Piuttosto, attraverso un intervento deciso sulle banche, "affinché il sistema finanziario funzioni meglio, sia in grado di prestare alle imprese, soprattutto a quelle medie e piccole".

"La mancata indipendenza dei giovani scienziati rappresenta uno dei problemi più importanti del sistema di ricerca del nostro Paese". Lo scrive, su 'Il Corriere della Sera', Alberto Mantovani docente di Patologia generale all'università degli Studi di Milano e direttore scientifico dell'Humanitas. "Nell'ultimo mese, tuttavia, abbiamo assistito - fa notare - a due segnali positivi che, elemento interessante, arrivano rispettivamente dallo Stato stesso, in particolare dal Miur, e da una delle charities che nel nostro Paese danno un sostegno economico importante ed imprescindibile alla ricerca scientifica nel settore biomedico. In questo caso, Fondazione Cariplo".

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