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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

25 febbraio 2016 | 09.50
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Dopo il compromesso raggiunto con il Regno Unito e avendo la prospettiva di un referendum il cui esito è molto incerto, i Paesi della zona euro hanno di fronte due scelte alternative. La prima è quella di una maggiore integrazione politica ed economica in cui gli interessi dei membri dell' Unione Europea che non fanno parte della moneta unica possano essere garantiti, senza che gli uni cessino di essere un ostacolo al processo di approfondimento dell'integrazione degli altri". Così, in un intervento sul 'Corriere della Sera', l'economista Lucrezia Reichlin.

"La seconda consiste -continua Reichlin- nel proteggersi unilateralmente dagli effetti di quel disordinato processo di disintegrazione dell' unione economica e monetaria che è oggettivamente in corso. Nonostante le tensioni politiche siano in aumento, un'opportunità c'è ed è proprio data dalla prospettiva dell'uscita del Regno Unito dall'Unione o comunque dall' allentamento del suo rapporto con essa".

"Per cogliere questa opportunità, è essenziale che si rompa l'ambiguità -conclude Reichlin- e si chiarisca se l' obiettivo sia una maggiore centralizzazione dei processi decisionali dell'Unione o invece il consolidamento di un sistema decentralizzato a livello nazionale. L' assetto istituzionale necessario ai due casi è molto diverso".

"Questa Europa ha bisogno dell’Italia. Di un’Italia nuovamente al centro della scena, determinata a giocare un ruolo da protagonista, e pronta ad assumersi le sue responsabilità per cambiare l’Unione. Troppo spesso si è pensato che bastassero risposte nazionali a problemi che invece sono di tutti". Così, in un intervento su 'L'Unità', il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Sandro Gozi.

"Problemi che trascendono le frontiere -continua Gozi- e sconvolgono non questa o quella società, ma tutta la società europea. Guardiamo alla realtà di fronte a noi: migranti, sicurezza, crisi economica. Non c’è singola sfida -conclude- che possa essere risolta entro i confini nazionali: dobbiamo affrontare i problemi europei da europei. L’Italia è pronta a tendere la propria mano agli altri Paesi, perché o risolveremo insieme queste sfide, o non le risolveremo affatto".

"Per prima cosa penso alle grandi imprese che si occupano di computazione, software, big data, ed al riguardo stiamo parlando con Ibm ed altre aziende. Poi mi viene in mente tutta la filiera del cibo, ed abbiamo già ricevuto delle lettere di intenti da parte delle varie associazioni dei produttori ed altri soggetti del settore". Così, intervistato dall' 'Unità', Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Iit di Genova, l’Istituto italiano di tecnologia che fa da capofila nell’ambizioso progetto di polo scientifico che comprenderà sette centri per sviluppare la ricerca in ambiti diversi.

Per Cingolani nell'area Expo "se le cose procederanno nel verso giusto, in quell’area ci sarà già un certo numero di strutture e padiglioni, con dei laboratori in fase di costruzione e persone impiegate al loro interno".

"Non sta scritto da nessuna parte che la flessibilità debba essere concessa solo per alcune tipologie di interventi o solo per un’annualità". Così, intervistato da 'La Stampa', Gianni Pittella, alla guida del gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento di Bruxelles.

"Penso -conclude- la meriti un Paese che resta nei parametri europei e chiede solo un po’ di ossigeno".

"Queste nuove tecnologie frammentano il mondo del lavoro. La perdita di occupazione è un fenomeno parcellizzato che rende molto più difficili le reazioni collettive". Così, intervistato da 'Avvenire', Romano Prodi.

"Ci sono eccezioni -continua Prodi- come i tassisti che si ribellano a Uber, ma si tratta di una categoria circoscritta. Tuttavia se la vendita in rete fa saltare 500 piccoli negozi non succede nulla".

Per Prodi Papa Francesco sul problema del lavoro "ne parla di continuo e ha ragione. Si può fare poco a livello di singola impresa o di singolo Paese. Serve una risposta più ampia".

"Il web è il principale sistema per trovare un’occupazione, sia in Italia sia in Germania. E in tutto il mondo". Così, intervistato da 'Qn', il sociologo Domenico De Masi.

Per De Masi oggi in Italia "non crediamo che la raccomandazione sia così diffusa. Ora si assume qualcuno perché si ha bisogno, non perché è figlio dell’amico o dello zio. C’è necessità di gente capace".

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