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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

06 ottobre 2016 | 10.31
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Una delle questioni chiave era poter usare Linate e costruire lì una base molto più forte, cambiando la legge attuale in modo da poter volare anche al di là dell'Europa. Purtroppo è tutto rallentato nelle procedure europee e nelle lobby interne fra Malpensa e Linate. Come investitori rispondiamo del piano industriale e alle persone di Alitalia, che sono in gamba. Ma entrando in questo affare eravamo d'accordo che ci sarebbe stato un decreto per usare meglio Linate. E il governo avrebbe creato un fondo per rafforzare il turismo in Italia". Così, in un'intervista a 'Il Corriere della Sera', James Hogan, presidente e amministratore di Etihad che detiene il 49% di Alitalia.

"Abbiamo spostato l'accento dalla previdenza all' assistenza e abbiamo rivisto il piano degli investimenti. Negli ultimi anni la componente immobiliare era scesa dal 12 all'8%. Ora siamo tornati a investire sugli immobili, che rappresentano il 10% dei nostri asset, attraverso il Fondo Primo Re, che ha raggiunto la dotazione massima di 300 milioni e nel 2015 ha registrato un rendimento del 6%. A febbraio di quest' anno si è poi affiancato Secondo Re, che ha una dotazione di 120 milioni e potrà arrivare fino a 300". Così, in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore', Renzo Guffanti, presidente per quattro anni della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti, alla vigilia delle elezioni per il cda (il 12 ottobre), che vedrà il cambio al vertice.

"Ci sono indubbiamente ostacoli molto forti alla ripresa. L'Africa sub-Sahariana crescerà appena dell'1,6% quest' anno, un ritmo che è metà di quello di crescita della popolazione. Si tratta di dati preoccupanti, ma crediamo anche ci sia un'opportunità: i tassi d'interesse sono ai minimi storici e la nostra priorità al momento è convincere i fondi d'investimento dei Paesi ricchi, che cercano rendimenti più alti, a investire nei Paesi più poveri. È una situazione da cui tutti possono uscire vincitori". Così, in un'intervista a 'La Repubblica' Jim Yong Kim presidente della Banca mondiale.

"L'Europa sarà colpita da una nuova crisi economica. Non sappiamo se succederà fra sei mesi o sei anni. Ma io temo che l'Ue non sarà abbastanza solida per affrontarla. Le debolezze strutturali che abbiamo curato sinora sono troppo poche. Abbiamo un'Unione monetaria incompleta che genera in termini economici un equilibrio instabile. La scelta che si pone è fra una maggiore integrazione e la disintegrazione. Il mio punto di vista è che la strada verso una maggiore integrazione è quella che porta più sicurezza, libertà e prosperità per l'Europa". Così, in un'intervista a 'La Stampa', Jörg Asmussen, ex del board dell'Eurotower, oggi managing director di Lazard.

"L'idea è follia pura, sia sul piano ideologico, sia su quello logistico. Capisco che con la Brexit si debbano cambiare le cose, ma una specie di lista nera per i non desiderati implica un voltafaccia completo rispetto al carattere britannico che tipicamente è aperto e cosmopolita. Penso a tutti i colleghi nati all'estero, ci vedo già catalogati in una lista di serie B. L'industria creativa in cui lavoro si basa proprio sulla molteplicità di vedute e di culture. Londra è un magnete che attira l'eccellenza da tutto il mondo. Volere per forza spurgarla da coloro che non posseggono un passaporto britannico è come dare alle industrie creative una sentenza di morte". Così, in un'intervista a 'Il Corriere della Sera', Massimo Fenati uno dei 290 mila cittadini italiani iscritti all'Aire (Anagrafe degli italiani residenti all' estero) che in Gran Bretagna vivono e lavorano.

"E' evidente che, nella contemporaneità mediale, il ruolo di operatore della comunicazione è sfumato, ibrido. Basta possedere uno smartphone ed esprimersi in qualunque social media per indossare simultaneamente i panni di fruitore e di creatore di contenuti. Questo rappresenta un'opportunità di presenza e incisività sociale. Ma colloca anche l'uomo in uno status di sovra-responsabilità che spesso si traduce in smarrimento e in incapacità di discernimento autentico". Così, in un'intervista a 'Avvenire', Massimiliano Padula presidente dell'Aiart, l'Associazione che educa, forma e tutela i cittadini mediali.

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