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Reazioni avverse a farmaci per 5-6% popolazione

04 dicembre 2020 | 18.48
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

Non sempre i farmaci possono aiutarci. Può accadere che dopo aver assunto una medicina possa verificarsi una reazione indesiderata. Le reazioni avverse a farmaci (Adr), sono descritte dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) "come reazioni indesiderate, dannose ed inattese, anche gravi, che sopravvengono in seguito all’assunzione di un farmaco, alle dosi comunemente usate per motivi terapeutici, diagnostici o preventivi. Queste reazioni rappresentano un fenomeno clinico di tutto rilievo, potendo colpire circa il 5-6% della popolazione ed essendo causa, secondo dati ufficiali, del 3-5% dei ricoveri complessivi". La fotografia del fenomeno è stata scattata per l'Adnkronos Salute Mauro Minelli, specialista in Immunologia clinica e Allergologia e co-coordinatore della Scuola di specializzazione medica in Scienze dalla nutrizione Dipartimento di Studi europei Jean Monnet.

"Nel 6-7% dei casi gli interventi d’urgenza in ospedale sono resi necessari proprio dalle severe reazioni a farmaci. Mentre piuttosto rare sarebbero le reazioni a farmaci che conducono a morte", ha aggiunto Minelli che all'argomento ha dedicato una puntata del suo programma 'BIOmedicalReport' in diretta sulla sua pagina Facebook insieme a Maurizio Galimberti, specialista in Allergologia e Immunologia clinica a Novara.

"Non è affatto facile accertare le Adr per una serie di ragioni - ha spiegato Minelli - Intanto, esiste la oggettiva difficoltà dell’inquadramento clinico, difficoltà legata molte volte ad un quadro sintomatologico piuttosto sfumato e, dunque, non chiaramente riferibile all’assunzione di un certo farmaco. Poi c’è anche la difficoltà di stabilire, soprattutto nei pazienti cronici, un rapporto sicuro tra l’assunzione della medicina e la manifestazione clinica. E ancora, c’è la difficoltà di distinguere i sintomi dovuti alla malattia effettiva del paziente dai disturbi conseguenti alla cura praticata da quel paziente, specie quando quella cura è composta da farmaci diversi e numerosi".

"I fattori che influenzano la risposta di ciascuno di noi ai farmaci sono numerosi e di vario genere - ricorda l'immunologo Minelli - potendo essere di ordine fisiologico (età, sesso, peso corporeo); ovvero di carattere patologico (presenza di malattie concomitanti, alterata funzionalità epatica o renale); o anche di tipo ambientale o comportamentale (alimentazione, consumo di tabacco e/o di alcool, consumo di droghe, consumo di altri farmaci); o ancora di natura costituzionale legati, cioè, al corredo genetico dei singoli individui o alla composizione del loro microbiota soprattutto intestinale".

Secondo Minelli, "i farmaci che, evidentemente, sono per l’uomo sostanze estranee, una volta introdotti nell’organismo subiscono una serie di modificazioni complessivamente indicate con il termine di biotrasformazione. Si tratta di processi metabolici finalizzati a rielaborare i farmaci, convertendoli in molecole più facilmente eliminabili per via renale e intestinali - ha osservato Minelli - A consentire queste complicate operazioni interviene il complesso del citocromo P450 (Cyp450), composto da una serie infinita di enzimi localizzati soprattutto a livello del fegato, ma anche lungo il tratto gastro-intestinale, nel sistema nervoso centrale e nei distretti renale, polmonare, cutaneo, sulla mucosa nasale".

"Gli organismi hanno sviluppato questi sistemi enzimatici nel corso dell’evoluzione per metabolizzare, e quindi inattivare ed eliminare, diverse sostanze naturali assunte più che altro con l’alimentazione. Nel tempo, a questi xenobiotici naturali, se ne sono aggiunti altri sintetici, tra i quali i farmaci - ha rimarcato Minelli - Le numerose ricerche scientifiche in continua evoluzione, soprattutto quelle sul corredo genetico dell’uomo, hanno consentito di approfondire le analisi sulla struttura di geni coinvolti nel metabolismo dei farmaci e quindi di chiarire alcuni aspetti importanti delle reazioni avverse a farmaci, che non possono e non devono più essere confusamente inquadrate tutte nel novero delle reazioni allergiche. In molte di esse, infatti, può non esserci alcuna reattività allergica, ma solo un'alterazione della complessa base genetica dalla quale dipende la elaborazione del farmaco nel nostro organismo".

"Se quel sistema di elaborazione non funziona, il farmaco non verrà metabolizzato, quindi non verrà smaltito e pertanto, nell’organismo di quel soggetto, invece di svolgere la funzione terapeutica per la quale è stato assunto, quel farmaco svolgerà una funzione tossica. In questi casi l’allergia non c’entra nulla - ha avvertito Minelli - E queste acquisizioni possono essere valide anche per cortisonici o antistaminici, farmaci cioè che solitamente vengono somministrati per trattare in urgenza le reazioni allergiche e che, laddove risultassero non perfettamente metabolizzati, potrebbero in quel soggetto provocare effetti avversi di tipo tossico".

"E’ bene che queste nozioni siano conosciute nei dettagli dalla classe medica e sanitaria in generale, e che ad esse ci si ispiri nella corretta prescrizione di terapie il più possibili personalizzate", ha concluso Minelli.

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