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Recovery, Gentiloni: "Nessun Paese Ue ha mandato piano definitivo"

03 marzo 2021 | 08.09
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Paolo Gentiloni (Afp)
Paolo Gentiloni (Afp)

Finora alla Commissione Europea sono arrivate "bozze" di piani nazionali di ripresa e di resilienza da "una ventina di Paesi", ma "nessuno dei 27 ha ancora inviato dei piani definitivi". Lo sottolinea il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni, in videoaudizione davanti alle commissioni riunite Bilancio e Politiche Ue della Camera e del Senato. "Lavoriamo - aggiunge - perché sia possibile erogare" il prefinanziamento, nella misura del 13% delle risorse previste dalla Recovery and Resilience Facility, "prima della pausa estiva".

Dipende, ricorda Gentiloni, dalla ratifica della decisione sulle risorse proprie, base giuridica che consentirà alla Commissione di raccogliere risorse emettendo obbligazioni, ratifica che è avvenuta "in sette Paesi", tra cui l'Italia. Per essere efficace, però, la decisione deve essere ratificata "da tutti i 27. Sono abbastanza ottimista sul fatto che prima della pausa estiva arriveremo all'erogazione, se non ci saranno imprevisti", ha affermato Gentiloni.

Insieme al governo italiano, la Commissione Europea lavora per "rafforzare" il piano nazionale di ripresa e resilienza del nostro Paese, " su tre aree: qualità e selezione degli investimenti, riforme, obiettivi e tempi".

Per quanto riguarda gli investimenti, Gentiloni ricorda che la Commissione ha emesso, su sollecitazione del Parlamento Europeo, una raccomandazione che prevede linee guida su come rispettare il cosiddetto 'do no significant harm principle', cioè il principio per il quale nessuno degli investimenti finanziati da Next Generation Eu dovrà danneggiare in maniera rilevante gli obiettivi di lungo termine, quello di ridurre le emissioni climalteranti del 55% al 2030 rispetto al 1990, in vista della neutralità climatica al 2050.

Per quanto riguarda le riforme, il riferimento è a quelle che sono "contenute nelle raccomandazioni specifiche per Paese". Sono tutte "questioni all'attenzione del Parlamento e dei governi da molti anni, sulle quali è difficile non concordare", come la riforma della giustizia civile, delle politiche attive del lavoro, delle norme sulla concorrenza eccetera, sulle quali "non è facile intervenire".

Per quanto concerne infine "obiettivi e tempi", aggiunge Gentiloni, per l'Italia costituiranno "una sfida particolare", dato che l'Italia ha, come pure la Spagna, una storia di basso assorbimento dei fondi Ue, inferiore al 40% del totale (cioè, pur essendo un contributore netto del bilancio comunitario, non riesce a spendere neanche la metà di quello che riceve dall'Unione). Next Generation Eu "non è come i normali fondi Ue", che funzionano con il meccanismo del cofinanziamento (una parte a carico dello Stato, una parte a carico dell'Ue) e che "sono lì: se uno Stato è virtuoso li spende", in caso contrario non li spende, ma i soldi sono lì, pronti per essere utilizzati.

Con Nge non sarà così, ricorda Gentiloni: "I fondi per il Pnrr vengono erogati per il 13% come prefinanziamento, ma per l'87% sono erogazioni periodiche, credo semestrali, che vengono decise dalla Commissione sulla base del rispetto degli obiettivi e dei tempi" fissati nel piano. E' un metodo di erogazione che è stato deciso per "sottrarre" l'uso dei fondi presi a debito "ad un eccesso di discrezionalità politica", conclude.

 

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