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Manovra

Reddito cittadinanza, assedio a Tria

22 settembre 2018 | 06.50
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Il ministro dell'Economia Giovanni Tria (FOTOGRAMMA)
Il ministro dell'Economia Giovanni Tria (FOTOGRAMMA)

Dieci miliardi per il reddito di cittadinanza. Che si traducono in 780 euro nelle tasche di tutti gli aventi diritto. Il M5S non arretra di un passo e, nel vertice sulla manovra a Palazzo Chigi in vista del Def, è tornata a chiedere al ministro dell'Economia Giovanni Tria di allentare i cordoni della borsa. Anche se questo volesse dire rivedere il rapporto deficit/Pil fino a spingersi al 2,4% se necessario. Questa, a quanto apprende l'AdnKronos dai vertici del Movimento, la sintesi dell'incontro che si è tenuto nella sede del governo e che vede ancora tensioni tra i 5 Stelle e il responsabile del Tesoro. Anche se, viene assicurato da fonti del Movimento, l'intesa sul 'tesoretto' per realizzare il reddito di cittadinanza sarebbe a un passo.


Per realizzare la misura tanto cara ai 5 Stelle un risparmio di spesa, a quanto si apprende, dovrebbe arrivare dai centri d'impiego: qualche centinaio di milioni di euro verranno reperiti direttamente dall'Agenzia nazionale politiche attive lavoro (Anpal), ma il restante miliardo e mezzo necessario per i Cpi rientrerebbe nella spesa complessiva prevista per la misura. Sempre secondo fonti M5S, per la flat tax - allo stato dell'arte - la strada sarebbe più in salita: due miliardi i fondi attualmente disponibili per realizzare la misura fiscale. Ma sarebbe invece a buon punto un intervento sulla legge Fornero, altrettanto caro alla Lega: uscita dal mercato del lavoro a quota 100 con 62 anni di età e 38 di contributi.

Le coperture economiche necessarie per attuare le misure contenute in Manovra comunque non sembrano preoccupare i partner di governo. Secondo il vicepremier Luigi Di Maio, infatti, bisogna "dimenticare i numerini e pensare ai cittadini". Della stessa opinione il premier Giuseppe Conte che, in un'intervista trasmessa su Facebook, ha sostenuto: "I numeri li inseriremo alla fine. Prima scriviamo le riforme che servono al Paese, valutiamo il loro impatto, e poi trarremo le conclusioni". Riguardo all'ipotesi di uno sforamento del 2%, invece, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ha spiegato: "A me non interessa né una virgola né un numero: interessa una politica credibile che faccia gli interessi di questo Paese". Un concetto ribadito anche da fonti M5S: "I cittadini vengono prima delle virgole perciò non ci sono tabù intorno al 2% da parte di nessuno, l'importante è la credibilità della politica economica".

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