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Referendum, governo pronto al confronto

24 ottobre 2017 | 12.13
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Referendum, governo pronto al confronto

"Il governo è pronto al confronto" dopo i referendum sull'autonomia di Lombardia e Veneto. Lo ha ribadito il premier Paolo Gentiloni nel corso di una visita alla raffineria Eni di Porto Marghera. "Lo dico qui a Venezia, la capitale del Veneto come piace chiamarla al sindaco Brugnaro: guardo con interesse, rispetto e disponibilità alla discussione che si è aperta".

"Il governo è aperto al confronto nel merito con le Regioni per discutere su alcune funzioni, se delegandole alle Regioni ci potrà essere maggiore efficienza. Vedremo quali funzioni e a che condizioni - ha sottolineato il premier - Certo, non nascondo che sarà una discussione complessa, ma siamo pronti a farla ovviamente nei limiti fissati dalle nostre leggi e dalla nostra Costituzione". Poi ha puntualizzato, chiaramente "qui si discute di come far funzionare meglio l'Italia, non si discute dell'Italia e della sua unità". "Non abbiamo bisogno di ulteriori lacerazioni, ma bisogna ricucire le lacerazioni sociali che la crisi ha provocato", ha detto il premier.

''Le nostre città - ha continuato - sono sempre state nella storia del nostro Paese il luogo dell'identità e della proiezione internazionale, e forse Venezia ne è uno dei simboli più straordinari, perché i veneziani si sentono molto veneziani, ma si sentono italiani, si sentono europei, si sentono cittadini del mondo, e da qualche secolo non da qualche anno''. ''E questa identità è una delle carte da giocare per il nostro futuro - ha sottolineato - abbiamo bisogno di essere fieri della nostra identità, non contro qualcuno ma perché essere cittadini del mondo oggi è possibile solo avendo radici, ed avere radici - ha concluso - in una città come Venezia e Marghera, che fa parte del futuro di Venezia, è molto importante''.

Le parole di Gentiloni arrivano dopo che il governatore del Veneto Luca Zaia, forte del risultato del referendum, ha chiesto tutte le 23 competenze e anche la modifica costituzionale perché la regione diventi a Statuto Speciale. Una linea non condivisa dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni che oggi ha spiegato: "Il nostro quesito non prevede lo statuto speciale, quindi, anche volendo, non potrei intraprendere questo percorso. Rispetto ovviamente le scelte di Zaia - ha però aggiunto - e lo sosterrò in questa sua iniziativa, vedremo se riusciremo a fare una trattativa comune".

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