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Egitto, informativa Ros e Sco: Regeni a incontro con sindacati

09 febbraio 2016 | 14.54
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Alcuni dei fiori lasciati ieri sera in Piazza San Babila durante il presidio in solidarietà per la morte di Giulio Regeni (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Alcuni dei fiori lasciati ieri sera in Piazza San Babila durante il presidio in solidarietà per la morte di Giulio Regeni (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

I funerali previsti per venerdì prossimo di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso al Cairo, offriranno agli investigatori e al pubblico ministero Sergio Colaiocco ai quali è affidata l'indagine l'opportunità di raccogliere ulteriori informazioni sulla morte del ricercatore in Egitto. E' previsto infatti dagli investigatori un colloquio con coloro che dall'Egitto verranno in Italia per la cerimonia e che erano vicini al ricercatore durante il suo soggiorno in Egitto. Ai funerali saranno certamente presenti accademici, ricercatori e altri che erano in frequente contatto con Regeni.

All'attenzione del magistrato c'è l'informativa che gli uomini del Ros e dello Sco gli hanno mandato dopo avere svolto al Cairo i primi accertamenti. Tra questi anche i diversi incontri che Regeni ha avuto con gli esponenti del mondo sindacale indipendente. Tra l'altro gli investigatori non escludono che all'incontro al quale hanno partecipato un centinaio di persone possano essere stati presenti alcuni infiltrati che potrebbero aver registrato la presenza di un italiano.

PC IN MANO AGLI INVESTIGATORI ITALIANI - Il computer portatile di Regeni è a disposizione degli investigatori italiani. La notizia si è appresa in Procura, a Roma, dove si precisa che il computer è stato recuperato dalla famiglia del ricercatore in Egitto e che dopo essere stato trovato è stato consegnato alle nostre autorità. Secondo quanto si è appreso, Regeni, oltre a questo computer, aveva soltanto un cellulare che portava sempre con sé e che non è stato ritrovato.

Ma la procura del sud di Giza, uno dei titolari dell'inchiesta egiziana, stando a quanto scrive il quotidiano al-Masry al-Youm, sta valutando la "possibilità di richiedere alle autorità italiane la restituzione del computer portatile del ragazzo", senza il quale la procura incontra "difficoltà" nel proseguire le indagini.

Intanto, a quanto sostiene il quotidiano egiziano al-Masry al-Youm, il segnale del cellulare di Regeni sarebbe stato rilevato per l'ultima volta nella zona in cui abitava. "La procura (di Giza, ndr) - scrive - ha ricevuto la documentazione di un'azienda di telecomunicazioni secondo la quale il cellulare di Giulio è rimasto nel perimetro del quartiere di al-Dokki". La procura sta quindi indagando per verificare se il ricercatore sia stato rapito in quella zona.

Secondo al-Masry al-Youm, questa informazione troverebbe conferma in quanto dichiarato da un amico di Regeni, "Gennaro, il quale ha confermato alla procura che Giulio è scomparso circa 25 minuti dopo aver lasciato la sua abitazione".

GENTILONI: INVESTIGATORI ITALIANI AL CAIRO ABBIANO PIENA COLLABORAZIONE - "Contiamo sulla possibilità che ai nostri investigatori che si trovano in Egitto sia consentito di collaborare pienamente all'accertamento della verità, che siano individuati i responsabili e che i medesimi siano puniti" ha dichiarato il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.

Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha discusso del caso in un'intervista a Foreign Policy, accusando i media di "saltare a conclusioni e speculazioni senza alcuna informazione o conferma ufficiale di ciò a cui si allude".

Il ministro, in visita a Washington, ha quindi definito "assolutamente fuorviante" quanto si afferma sui media italiani in merito a un ruolo degli apparati di sicurezza del suo Paese nelle torture e nell'uccisione di Regeni e ha aggiunto che il suo governo sta condividendo tutte le informazioni delle indagini con l'Italia. Shoukry ha infine definito l'uccisione del ricercatore come un "atto criminale".

Shoukry ha affermato inoltre che la cifra che circola in merito al numero di prigionieri politici in Egitto, che sarebbero 40.000, è una menzogna. "Stiamo forse tornando alle ideologie e alle pratiche di Goebbels, secondo il quale se ripeti a sufficienza una bugia diventa vera?", ha affermato il ministro, riferendosi al gerarca nazista Joseph Goebbels.

Sono l'ong Human Rights Watch e il Centro egiziano per i diritti economici e sociali, oltre a numerosi media, a sostenere che a maggio 2014 si contavano nelle carceri egiziane 40.000 prigionieri politici, in seguito alla stretta sui movimenti islamici seguita alla destituzione dell'ex presidente Mohamed Morsi. Ma per Shoukry si tratta di un "attacco" e la cifra è stata "ripetuta, ripetuta e ripetuta in pubblico, finché non è stata accettata come un dato di fatto".

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