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Fi: resta tensione su liste e simbolo, 2 maggio d-day per battaglia legale

24 aprile 2015 | 19.22
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I ricostruttori continuano a raccogliere le firme dei tesserati in Puglia per un eventuale ricorso contro i 'poteri di firma' della Rossi. Nel mirino: la disponibilità del simbolo alle regionali. I lealisti studiano le contromosse per difendere la "legittimità della nomina" del tesoriere unico azzurro e si dicono pronti a costituirsi in giudizio. La rottura sembra inevitabile ma fino all'ultimo i pontieri lavorano per evitare di ''regalare la Regione a Emiliano".

Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto
Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto

E' sempre alta la tensione tra Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto. Ma la guerra giudiziaria sul simbolo di Fi e la formazione delle liste elettorali resta, per ora, in stand by. Fino all'ultimo momento si cercherà di evitare di "regalare la Puglia a Emiliano" con un centrodestra in ordine sparso a causa della doppia candidatura azzurra Poli Bortone-Schittulli. I pontieri stanno provando a ricomporre i pezzi, anche se la rottura sembra ai più inevitabile. Lo scontro, inevitabilmente, si giocherà a colpi di carte bollate. E, salvo accelerazioni dovute a 'incidenti' dell'ultima ora, la battaglia legale entrerà nel vivo il 2 maggio, allo scoccare di mezzogiorno, termine di scadenza per presentazione ufficiale delle candidature alle regionali.

Solo allora scatterebbe il d-day e il passo successivo sarebbe la costituzione di gruppi parlamentari autonomi, a meno che i 'ricostruttori' (che contestano i 'poteri di firma' del tesoriere Mariarosaria Rossi, considerata il vero dominus di Fi, in nome e per conto del Cav), non vogliano rinviare il redde rationem all'esito delle urne del 31 maggio. Mentre i 'fittiani' affilano le armi, raccogliendo le firme dei tesserati azzurri (sarebbero oltre mille) l'unico che ha aperto le ostilità è stato il senatore di Gal, Vincenzo D'Anna, depositando martedì scorso un provvedimento, ex articolo 700 del cpc, davanti al tribunale civile di Roma per contestare la ''legittimità della carica attualmente ricoperta dalla senatrice Rossi''.

I 'lealisti', intanto, starebbero studiando le contromosse e sarebbero pronti a rispondere a eventuali ricorsi costituendosi nei giudizi per difendere la legittimazione degli atti del tesoriere unico azzurro. La scorsa settimana, raccontano, a palazzo Grazioli ci sarebbe stata una riunione ad hoc per iniziare a definire la strategia.

'Ricostruttori', non necessario ricorso prima voto, spetta a uffici elettorali rifiutare uso logo

(Adnkronos) - I fedelissimi di Arcore ribadiscono che il Comitato di presidenza di Forza Italia ha regolarmente nominato la Rossi commissario straordinario dell'organo 'amministratore nazionale' di Fi, in base all'articolo 58 dello statuto attualmente in vigore, su proposta del presidente del partito Berlusconi. Pertanto, la senatrice ha la ''piena titolarità ad usare il simbolo". Una tesi confutata dai 'fittiani', che si richiamano al parere giuridico del loro avvocato, l'amministrativista Gianluigi Pellegrino, per un eventuale ricorso, e avvertono: ''La Rossi rappresenta Fi non più di qualsiasi altro iscritto al partito". Di conseguenza, "non ha nessuna legittimità a disporre del simbolo e a presentare le liste".

Sullo sfondo c'è la futura leadership del centrodestra. La vera posta in gioco della faida annunciata dopo il voto regionale, infatti, è il controllo del movimento, della sua organizzazione, delle sue casse. Secondo alcune indiscrezioni i 'fittiani' non avrebbero ancora aperto le ostilità presentando ricorso prima delle elezioni perchè sarebbero divisi tra falchi e colombe. Il deputato pugliese Francesco Sisto, in veste di pontiere e in nome dell'unità del partito, è stato l'unico a dichiararsi pubblicamente contrario a "condurre battaglie per togliere il simbolo di Fi a Berlusconi, perchè sarebbe come togliere la maglia dell'Inter all'Inter o l'Inno di Mameli all'Italia".

Ma dal quartier generale dei 'ricostruttori' assicurano che tutto è pronto per la pugna e l'attesa è solo tattica, perchè, come ha spiegato il legale Pellegrino, spetta agli uffici elettorali, a ''tutela degli stessi elettori'', rifiutare l'uso del simbolo di Fi da parte chi non è legittimato a presentarlo. Se poi gli uffici elettorali, avvertono i fedelissimi dell'ex ministro, dovessero accettare che il logo venga usato da chi non ne abbia il potere, allora esporrebbero le elezioni a successivi ricorsi giudiziari.

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