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Renato Zero: "Su Covid governo scandaloso, si è fatto trovare impreparato"

30 ottobre 2020 | 12.59
LETTURA: 3 minuti

"Grave e offensivo che passino mesi per la cig, viene meno fiducia nella politica"

Renato Zero:

di Ilaria Floris

“Noi italiani abbiamo dimostrato col Covid di essere all’altezza di comprenderne la gravità e assumerci le nostre responsabilità, cambiando quasi totalmente le nostre abitudini, a discapito di una libertà che pensavamo di avere conquistato definitivamente e invece ce la siamo vista a scippare da un virus, e dal fatto che non ci siamo preparati a prevenirlo. Oggi è scandaloso che il governo non sia stato in grado di prepararsi a questa seconda ondata, con efficacia definitiva e tangibile verso i lavoratori”. Lo afferma Renato Zero commentando l'attuale situazione italiana relativa alla pandemia, e l'atteggiamento del governo nell'affrontarla.

"I governi -spiega l'artista- dovrebbero prepararsi a queste evenienze. In passato non eravamo in grado di approntare una difesa massiccia e adeguata, oggi sì". "L'avere fiducia nella politica viene meno quando i risultati sono che se non avessimo pagato le nostre tasse avremmo passato un brutto quarto d’ora, ma quando si tratta di ricevere le quote della cassa integrazione, passano dei mesi e forse quei danari non arriveranno mai. Questo lo trovo gravissimo è offensivo", affonda Zero, che commenta anche le chiusure disposte dal nuovo dpcm, criticando la scelta di penalizzare bar, ristoranti, teatri e concerti.

“Sul fatto dei ristoranti, mi viene da pormi un quesito. Andare al ristorante alle 13 è meno pericoloso che andare alle 20? Perché? Ho tanti amici ristoratori, e a pranzo non ci va nessuno al ristorante. Con lo smart working la gente consuma il pasto fugace dove si trova. La funzione del ristorante è per lo più serale. Se invece che far chiudere alle 18 avessero permesso ai ristoratori di usufruire della cena, molti non si sarebbero lamentati, né avrebbero chiuso i battenti. Qual è la differenza? Me lo deve spiegare qualcuno”, sbotta Renato. E sulle chiusure di teatri e concerti, non la manda a dire: "Ci vuole il piatto di pasta, ma l’arte è il cibo dell’anima. La musica dà da mangiare, in un modo diverso ma ci nutre. Chi ancora oggi dice che la cultura non da mangiare è uno stronzo, un incapace e forse non è nemmeno un buon italiano", aggiunge.

"Come sto affrontando la pandemia? Io scendo volentieri in strada con la mascherina. Incontro la gente, ho bisogno del saluto, di non tralasciare gli amici e le mie frequentazioni prendendo ovviamente tutte le precauzioni del caso. Ma il terrorismo a me non piace e non voglio esserne vittima", spiega Zero, intervistato dai giornalisti in occasione dell'uscita del secondo volume di 'Zerosettanta', la trilogia cominciata il 30 settembre, come vive il difficile momento di pandemia e le misure restrittive imposte dal governo. "Consiglio a tutti di mantenere molto saldi rapporti col mondo esterno -aggiunge l'artista- e di fare il possibile per non passare dalla tazzina di caffè al Tavor, perché quello lo trovo molto pericoloso".

E sulla situazione dei lavoratori dello spettacolo, l'artista lancia una proposta su come affrontarla. "Mi rivolgo ai miei colleghi: forse saremmo noi che, patendo meno questo blocco dell'attività, dovremmo mettere a disposizione la nostra energia per permettere a queste persone di superare questo guado senza troppi patimenti. Bisognerebbe autotassarci", dice Renato Zero, proponendo dunque un sistema per aiutare le centinaia di migliaia di lavoratori del mondo dello spettacolo attualmente in stop lavorativo a causa della pandemia. “Quando avremmo la possibilità di aprire un borderò Siae, dovremmo parlare con gli impresari e gli organizzatori e di elargire alla fine della serata una percentuale da devolvere a coperture di certe sofferenze -spiega entrando nello specifico della sua proposta- Questo lo si può fare. Noi andiamo a fare un lavoro e senza accorgercene stiamo facendo del bene. Questa mi sembrerebbe già una formula soddisfacente”, conclude.

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