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Renzi e le riforme, l'ipotesi di una lobby trasversale che impedisce il cambiamento

04 giugno 2015 | 15.55
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L'opinione di politici, storici e intellettuali sull'esistenza di una presunta 'Santa Alleanza' contro l'azione riformatrice del governo

Matteo Renzi (Adnkronos)
Matteo Renzi (Adnkronos)

Mentre il presidente del Consiglio Matteo Renzi tira dritto sulla strada delle riforme, si apre il dibattito sull'ipotesi che ci sia una lobby trasversale, una sorta di 'Santa Alleanza', contro il cambiamento.

Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera e deputato renziano doc, commenta con l'Adnkronos: ''E' quello che sostengo da tempo, adesso se ne accorgono un po' tutti... Dentro il Pd c'è una parte che da un anno agisce per destabilizzare l'azione del governo e il partito''.

Per la deputata di Forza Italia Michaela Biancofiore "è vero, ci sono dei poteri forti impediscono il cambiamento o favoriscono solo un cambiamento d'immagine. Come nel caso di Renzi. I governi che hanno più forza contro questi 'poteri occulti' sono quelli fortemente supportati e legittimati dal voto popolare, come l'ultimo esecutivo Berlusconi, che poi è stato sovvertito da complotti di palazzo''. ''La politica, purtroppo, spesso è ostaggio di questi poteri e lobby trasversali e dovrebbe appoggiarsi sempre alla sovranità popolare e non andare al potere con operazioni parlamentari, altrimenti non si capisce il segnale chiaro che il 50% degli italiani ha dato astenendosi dal voto alle regionali'', conclude.

"In Italia esistono dei poteri che hanno riferimenti nei due schieramenti politici, di centrodestra e centrosinistra. E Renzi è la sintesi perfetta, l'espressione di questi poteri, che impediscono il cambiamento, preferendo mantenere lo status quo o vogliono un cambiamento a loro uso e consumo...'', dice il deputato Maurizio Bianconi, esponente dei 'Conservatori e riformisti'. ''Quando parlo di poteri -precisa Bianconi- mi riferisco, ad esempio, alle grandi burocrazie di Stato e degli enti locali, al sistema finanziario e bancario, alla grande industria, divisa in Confindustria e Fiat...".

Per il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova "di riforme si può discutere perché... delle riforme sono state impostate e fatte. Non tutto è perfetto, certo, ma l'Italia ha voltato pagina rispetto al galleggiamento ultra decennale. Indubbiamente, contro questa spinta innovatrice, si sono messi all'opera dei poteri conservatori che, da liberale e riformatore, vedo concentrati in una parte del sindacato e in un pezzo importante del Pd". Secondo Della Vedova "in questi ambienti si è scatenata una vera e propria guerra per la sopravvivenza" anche se in palio, con l'azione del governo Renzi, "c'è la competitività del Paese".

"Non parlerei tanto di Santa Alleanza o di lobby trasversali contro il cambiamento - osserva invece Lorenzo Dellai, presidente del gruppo parlamentare 'Per l'Italia-Centro democratico' alla Camera - ma di una tendenziale vischiosità della situazione italiana, che sempre produce un'istanza di conservazione rispetto alla quale le fasi di grande rinnovamento trovano forti difficoltà e resistenze. Il tema vero, dunque, è capire come dar vita a una infrastruttura politica radicata nell'opinione pubblica e nelle comunità''. ''Il cambiamento - spiega Dellai - crea inquietudini, fa paura. Il problema è che manca da noi la cultura del cambiamento. Vista la crisi dei partiti, manca un'infrastruttura politica che possa accompagnare ogni tipo di cambiamento e radicarlo nelle comunità".

"A mio parere sarebbe sbagliato mitizzare le lobby, farne una specie di mostro: questa rappresentazione non serve. Tuttavia esiste un dato di fatto: ci sono pezzi importanti di forze radicate nel potere, nella politica e nella burocrazia che non contrastano Renzi sul merito delle cose, ma semplicemente per la sua estraneità allo status quo. Questo mi sento di affermarlo". E l'opinione espressa dallo storico Giovanni Sabbatucci, che all'Università "La Sapienza" di Roma ricopre la cattedra di storia contemporanea che fu del suo maestro Renzo De Felice. "Una lobby trasversale che si muove come entità unica ed unita, francamente, non riesco a vederla, forse è solo un mito - osserva il professore Sabbatucci, autore di uno dei manuali di storia più diffusi nei licei, parlando con l'Adnkronos - Se invece si parla di forze diverse e radicate a vario titolo nel sistema di potere che non amano Renzi, allora il discorso cambio e appare veritiero. Ci sono più forze che vedono Renzi come un marziano".

Per il filosofo Tullio Gregory, accademico dei Lincei e membro del consiglio scientifico dell'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, "l'Italia non è abituata a governi che fanno le cose. E al di là del merito delle cose fatte, il governo Renzi dimostra che c'è possibilità di fare le riforme". Gregory si augura che 'la buona politica' abbia la forza di spazzar via la lobby trasversale che è sempre all'opera con un unico obiettivo: "mantenere le posizioni acquisite, perché nulla cambi". Secondo Gregory, professore emerito di storia della filosofia all'Università "La Sapienza" di Roma e alla Sorbona di Parigi, "c'è un apparato tecnico-burocratico stanco e una classe politica di vecchio stampo che non vuol lasciare il potere, e che quindi si mette di traverso al cambiamento". "Bisognerebbe essere più incisivi sulla riforma della burocrazia - osserva Tullio Gregory - Io ho fiducia quanto meno nella possibilità di cambiamento che il governo Renzi indica per battere l'immobilismo".

"Matteo Renzi è l'unica novità dai tempi di Craxi, neanche Berlusconi lo fu: e contro il giovane premier si va formando, quasi istintivamente, un movimento reazionario che vuole bloccare la novità". Ne è convinto lo storico Franco Cardini, che intravede "una specie di buffa Crociata" contro la politica dell'attuale segretario del Pd. Un'alleanza trasversale "che va da destra a sinistra -dice Cardini-, ma che non ha obiettivi di ampio respiro in comune, semmai tutt'altro; cortissimo respiro, per convenienza elettorale a destra e per resistenza ideologica a sinistra". Renzi, continua lo storico, applica una "realpolitik partendo da un dato di fondo: siamo in una situazione di emergenza e bisogna far ripartire la macchina a tutti i costi. Da bravo cattolico che guarda a sinistra, perché questo è, cerca di farlo distribuendo i costi dei sacrifici necessari, per esempio tra lavoratori e datori di lavoro, ma con in mente un obiettivo: ampliare l'occupazione". E "l'opposizione alla sua azione, certamente conservatrice sia a destra sia a sinistra, non tiene conto -conclude- che nei momenti di crisi gli italiani convergono al centro, dove Renzi è diretto da sempre".

L'ambasciatore Sergio Romano, commentatore e attento osservatore dei fatti politici italiani, non crede alla teoria di una "Santa Alleanza contro il premier: semmai malumore, ma non è necessario fare complotti solo per questo". Anzi, è possibile "che l'idea dell'esistenza di una Santa Alleanza -conclude Romano- sia stata influenzata perché proprio quest'anno si celebrano i due secoli dalla nascita dalla dichiarazione di Parigi", voluta da Alessandro I di Russia e siglata proprio nel 1815 anche da Federico Guglielmo I di Prussia e Francesco I d'Austria. "Non c'è nessun complotto - sottolinea - contro l'azione di Matteo Renzi, il complottismo è un'abitudine che non mi trova d'accordo: in politica esistono obiettivi da perseguire, e per un certo tratto i vari attori della scena possono convergere su un bersaglio, ma non di più".

"Certamente esiste un fronte variamente articolato che sembra avere l'intenzione di fermare Renzi, di fare cadere il governo, anche se non è chiaro con chi vorrebbero sostituirlo e con quali modalità". Lo afferma lo storico Massimo Salvadori, professore emerito di storia delle dottrine politiche dell'Università di Torino, autore di numerosi volumi sul Novecento italiano, l'evoluzione ed i problemi della sinistra e della democrazia. "Mi sembra che non sia la natura delle riforme il motivo del contendere - spiega l'intellettuale all'AdnKronos - Gli oppositori di Renzi vogliono solo la caduta del presidente del Consiglio, non appaiono interessati ai contenuti delle sue riforme. Siamo di fronte ad un'ostilità nei confronti di Renzi - comunque motivata, comunque fondata - che non a caso si esprime fino all'intolleranza nei suoi confronti".

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