cerca CERCA
Martedì 16 Aprile 2024
Aggiornato: 22:09
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Pd: Renzi raccoglie e rilancia sfida minoranza, contiamoci sulle riforme

25 marzo 2015 | 20.23
LETTURA: 3 minuti

La sinistra chiede una intesa interna su Italicum e riforme, il premier replica convocando lunedì la Direzione e chiedendo subito la calendarizzazione dell'Italicum alla Camera. Minoranza Dem sfida premier: ma quale governo, 'blindiamo' le riforme insieme

Matteo Renzi
Matteo Renzi

Un uno-due a sorpresa che colpisce soprattutto la minoranza interna del Pd. E' il colpo che Matteo Renzi assesta nel giro di poco meno di un'ora sulle riforme. La mossa del segretario/premier comprende la convocazione della Direzione del partito per lunedì prossimo con all'odg riforme e Italicum e l'annuncio che domani i democratici chiederanno una accelerazione alla Camera sulla legge elettorale.

"Non ci sono ragioni per non esaminarla subito", ha annunciato il vice capogruppo Ettore Rosato a fronte di un'intesa mai scritta che però prospettava l'arrivo dell'Italicum a Montecitorio dopo le regionali e dopo il Def, a primavera inoltrata quindi. A 'innescare' l'accelerazione di Renzi, paradosso, è stata proprio la sinistra dem che nel pomeriggio aveva annunciato una lettera allo stesso premier per mettere nero su bianco la proposta avanzata nell'assemblea di sabato scorso: un tavolo Pd tra Camera e Senato per individuare un pacchetto unitario di modifiche a legge elettorale e riforme in cambio di numeri e tempi certi per l'approvazione.

Ma non è finita qui: "In Direzione si voterà e dopo come vogliono le regole la linea del partito sarà quella decisa dai suoi organi", anticipava un renziano nel pomeriggio chiudendo la minoranza dem in un 'cul de sac'. Poi, la lettera di convocazione della Direzione ha tolto ogni dubbio: "Sono previste votazioni".

Il tempo di qualche scambio di opinione tra Alfredo D'Attorre, Pippo Civati e Gianni Cuperlo e la minoranza interna provava a fare quadrato: "La materia istituzionale non si risolve con un voto in Direzione, su questi temi è sempre stato riconosciuto un margine di autonomia ai gruppi parlamentari", ha spiegato D'Attorre citando come precedente lo statuto del gruppo dell'Ulivo del 2006.

Andrea Giorgis, mettendola sul tecnico, ha aggiunto: "La Direzione non può fissare i tempi e i modi del percorso parlamentare di un provvedimento, una questione di cui poi dovranno occuparsi i gruppi parlamentari". Tant'è. Intanto il barometro dei rapporti interni al Pd tornava a segnare tempesta. Tra l'altro, raccontavano alcuni fedelissimi di Renzi in Transatlantico, al segretario-premier non sarebbe andato giù "gioco" che la minoranza ha "messo in piedi" su un eventuale ingresso di Roberto Speranza al governo al posto del dimissionario Maurizio Lupi.

Un tema aperto, che Renzi ha appena discusso con il capo dello Stato, da non chiudere nel recinto delle beghe politiche. Insomma, secondo la maggioranza del partito quella su Speranza sarebbe stata una voce fatta circolare ad arte dalla sinistra interna. "Non è questa la questione, non è un argomento all'ordine del giorno, in quel ministero deve andare il più bravo. Basta", sono state le parole con cui Pier Luigi Bersani ha provato in giornata a spegnere ogni discussione. Ma il tema ha tenuto banco nei capannelli alla Camera ("dove tutti, alla fine, guarda caso chiosavano con un 'decide Renzi'", facevano notare i renziani). Tutto questo fino a quando non è arrivato l'uno-due di Renzi.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza