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Renzo Rubino: "Sono tornato e vi porto in tour nella giungla"

19 aprile 2017 | 12.49
LETTURA: 5 minuti

Renzo Rubino:

di Antonella Nesi

"Sono 836 giorni che non faccio un concerto. Li ho contati perché la mia dimensione è quella lì: nella mia vita sono arrivati prima i live e poi i dischi. Quindi non vedo l'ora di salire sul palco". Renzo Rubino è impaziente e "pieno di adrenalina" alla vigilia della partenza del tour (domani dal Quirinetta di Roma) in cui porterà dal vivo i brani dal suo nuovo album 'Il gelato dopo il mare' pubblicato per Warner Music Italia a fine marzo. Dopo Roma sarà il 26 aprile a La Claque di Genova, il 27 aprile al Combo di Firenze, il 12 maggio al Serraglio di Milano e il 28 maggio all'Eremo Club di Molfetta (BA).

"Questo disco è sporco, suonato, vivo. E così sarà il tour: saremo in 4 sul palco ma con 25 strumenti. Una giungla di suoni che si intrecciano come liane e che sarà richiamata anche nella scenografia. Per la prima volta ho voluto mettere il naso in ogni aspetto del tour: dalle location, con la scelta dei club, alle luci, alla scenografia che ho disegnato io stesso chiedendo consigli ad un amico scenografo", spiega Rubino, al suo quarto album, dopo 'Farfavole' (2012), 'Poppins' (2013) e 'Secondo Rubino' (2014).

"È il lavoro del mio cambiamento. È disordine e ingordigia che diventano lentezza e saper guardare le cose da una prospettiva che non avevo considerato. Il gelato dopo il mare non sarebbe mai nato - racconta l'artista, che per la gestazione del disco è tornato a vivere in Puglia, nella terra dei suoi genitori, e in copertina ha messo il ritratto del nonno che mangia il gelato - senza un vero distacco, a volte mi sono anche chiesto se un giorno sarei tornato a far musica, ma non ho mai avuto paura. Dovevo trovare la strada giusta e avevo bisogno del mio tempo. Non so se 48 mesi sono tanti ma nel mio caso erano fondamentali. Vivere prima di scrivere", scandisce.

Il sound del tour risente della filosofia del disco, molto ricercato e vero (l'album, prodotto da Taketo Gohara, è stato registrato nella masseria pugliese di Renzo, per il groove e il suo pianoforte, in Toscana da Marcello Faneschi per i fiati, e gli studi di registrazione milanesi Cùpa e Noise Factory). "Siamo andati a prendere i suoni lì dove nascevano, così ognuno si è sentito più a suo agio. E anche il tour risente degli incontri di questi ultimi due anni", spiega. Infatti sul palco, oltre a Renzo, al suo pianoforte e al sodale di sempre Andrea Beninati (batteria, percussioni, violoncello), ci sono due nuovi innesti: Matteo Skukkia (susafono, basso tuba, trombone, flicorno, tromba) e e Fabrizio Dottori (sax, clarinetti, flauti, tastiere).

"Per restare alla metafora della giungla, il barrito degli elefanti è affidato a Matteo Skukkia, il ritmo incalzante e gli agenti atmosferici passeranno dalle braccia di Andrea Beninati, i legni da Fabrizio Dottori mentre il carretto dei gelati è il mio pianoforte, il punto di ristoro, mezzo attraverso il quale passa la mia serenità. Il tutto illuminato da luci telecomandate e gestite direttamente dal palco con pedali e pulsanti speciali", assicura. "Questo mestiere inizia e finisce sul palcoscenico più di ogni altra cosa. Io ho iniziato suonando dal vivo per sostentarmi, quindi da sempre ho avuto una cura particolare per i live: ho sempre cercato di pensare la scaletta, scegliere le luci giuste, la scenografia, per raccontare qualcosa. Crescendo questa cosa si è ampliata semplicemente perché i mezzi a disposizione sono diventati diversi ma per me ogni concerto resta unico e irripetibile. E lo vivo sempre in maniera totalizzante, come fosse l'ultimo", conclude.

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