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Siri è fuori

08 maggio 2019 | 11.51
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Nessuna conta sulla revoca del sottosegretario leghista indagato per corruzione. Il premier Conte: "Presunzione non colpevolezza, ma teniamo a fiducia gente". Di Maio: "Caso chiuso". Lega incassa il colpo

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

Armando Siri è fuori dal governo. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, come previsto, ha revocato la nomina del sottosegretario leghista indagato per corruzione, durante un Cdm durato circa due ore. A quanto apprende l'AdnKronos da fonti di governo, non c'è stato alcun voto, nessuna conta, sulla revoca ma solo un dibattito tra i ministri, seguito all'illustrazione delle motivazioni, definite "oggettive", che hanno indotto il premier a dimissionarlo.

"Ho la piena fiducia politica di tutti? Questo è un passaggio di alta valenza politica e sia chiaro che ci deve essere la piena condivisione del metodo e anche della soluzione che oggi porto', avrebbe chiesto, a quanto si apprende da fonti di governo, il premier ai ministri riuniti. Da parte dei presenti ci sarebbe stato un sì collettivo, esplicitato in modo chiaro anche dal vicepremier Matteo Salvini. ''Anche perché - avrebbe fatto notare il presidente del Consiglio ai presenti - altri casi simili si possono presentare in futuro e io rivendico il metodo adottato oggi anche per il futuro, rivendico di poter discernere - senza alcun condizionamento e senza alcun automatismo né a favore né contro - caso per caso".

DI MAIO - Si dice "orgoglioso" Luigi Di Maio "perché il governo ha dato un importante segnale di discontinuità rispetto al passato. Questa non è una vittoria del M5S ma di tutti gli italiani onesti" ha detto il vicepremier e ministro dopo un "Consiglio dei ministri disteso" in cui "ci siamo detti che andiamo avanti con il governo". Per questo, "propongo subito un tavolo di governo per lavorare insieme su flat tax e salario minimo. E' auspicabile rivederci subito e metterci a lavoro il prima possibile".

"Non potevamo chiudere un occhio", ha detto ancora il capo politico dei 5 Stelle, sottolineando come il caso Siri sia "chiuso politicamente": "Sicuramente ci sono sensibilità diverse tra forze politiche ma il fatto che M5S sia stato intransigente ha permesso di diminuire i rischi di infiltrazione".

SALVINI - Netto l'altro vicepremier, Matteo Salvini: "I processi si fanno in tribunale e credo che in Itala ci siano 60 milioni di presunti innocenti fino a prova contraria" ha detto, rispondendo a chi gli chiedeva un commento sulla vicenda. "Se si pensa che ci siano 60 milioni di presunti colpevoli, stiamo tornando indietro. Nessuno può farmi cambiare idea sul fatto che l'Italia abbia bisogno di un governo".

Poi fonti della Lega, dopo il Cdm, hanno affermato che quella che c'è stata in Consiglio dei ministri "è stata una discussione civile e pacata. La Lega, intervenuta con i ministri Bongiorno e Salvini, ribadisce fiducia nel premier ma anche la convinta difesa del sottosegretario Armando Siri, innocente fino a prova contraria come tutti i 60 milioni di italiani". E ancora: "Basta coi litigi e con le polemiche, ci sono tantissime cose da fare, flat tax per famiglie, imprese e lavoratori dipendenti, autonomia, riforma della giustizia, apertura dei cantieri, sviluppo e infrastrutture".

SIRI DAI PM - Intanto, si è svolto il confronto davanti ai pm capitolini dell’ex sottosegretario. Il colloquio è durato circa un’ora: Siri ha presentato una propria memoria difensiva e ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Martedì, per la stessa vicenda, è stato ascoltato l’imprenditore Franco Arata. Durante il confronto con i pm, Siri "ha ribadito con fermezza di non aver mai ricevuto, né da Paolo Franco Arata, né da chiunque altro, promesse di pagamento o dazioni di denari - che avrebbe rifiutato con sdegno -, facenti riferimento al merito della sua attività di Senatore della Repubblica e/o di Sottosegretario di Stato" ha affermato il difensore dell'ex sottosegretario, l'avvocato Fabio Pinelli. 

Siri "ha spiegato e documentato, in dettaglio, tutti i rapporti istituzionali incorsi con Arata, che, già noto quale tecnico esperto di rango in materia ambientale ed energetica, si era presentato a lui quale portavoce e rappresentante sostanziale del C.P.E.M., il Consorzio dei Produttori di Energia da Minieolico".

Davanti ai pm di Roma che lo hanno indagato per corruzione, Siri ha assicurato poi che la sua "modalità di azione politica non è in alcun modo suscettibile di essere piegata al soddisfacimento di interessi particolari di chicchessia; ha inteso rivendicare che una condotta di questo tipo debba essere considerata non solo lecita, ma finanche politicamente doverosa".

Inoltre, il senatore leghista "ha precisato, in ogni caso, che quelle proposte emendative (a favore del minieolico, ndr.), poi non approvate in sede legislativa, le riteneva e le ritiene assolutamente condivisibili; nche perché del tutto coerenti, politicamente, con il cosiddetto contratto di Governo e le indicazioni di programma della Lega e del Movimento 5 Stelle".

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