(Adnkronos Salute) - Tra gli operatori comincia ad aumentare l'interesse per le potenzialità di questa tecnologia. Anche se con alcune difficoltà, come ben spiega Moretti: "Nel mondo della sanità c'è un grosso muro legato alla certificazione. Noi le prime protesi le abbiamo stampate 8 anni fa, poi ci siamo fermati perché per certificare il lavoro fatto ci volevano almeno 200 mila euro circa di investimento per fare le prove sul paziente. C'è quindi la necessità di abbattere quelle barriere non completamente logiche e aiutare a livello burocratico le start up o i nuovi ricercatori che hanno tutte le competenze per fare questa cosa, per fare reale innovazione".
"Quando si passerà questa soglia, ci sarà una ricaduta molto veloce". Una rivoluzione in vista, che deve passare dalla formazione: "Bisogna partire dalle scuole, per formare i futuri professionisti delle aziende. Sarà importante avere delle persone in grado di far funzionare queste macchine", conclude Abbiati di Sharebot.