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Ricerca, arriva la prima 'mappa' delle università

29 gennaio 2016 | 14.43
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(Foto Fotogramma)  - FOTOGRAMMA
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Arriva la prima 'mappa' della ricerca scientifica, umanistica e sociale che si produce nelle università italiane. Mettendo sotto la lente d'ingradimento i circa 96 atenei del nostro Paese, si scopre che a fare ricerca sono ormai 10.158 gruppi di ricercatori, con un numero di componenti medio di circa sei studiosi ciascuno. A scattare per la prima volta in Italia la foto di dettaglio delle attività di ricerca universitarie è l'Anvur, l'Agenzia Nazionale Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca, che ha redatto 1.035 schede che l'Adnkronos ha potuto visionarie ed elaborare in esclusiva.

Poco più della metà della produzione scientifica prodotta nel periodo 2011-13, pari al 51%, è composta da contributi pubblicati su riviste scientifiche, mentre il 25% da libri o paragrafi, il 22% da atti di convegno ed il 2% da attività di terza missione come brevetti, spin off o studi per imprese ed enti pubblici. Alta la cooperazione internazionale al lavoro di ricerca che si svolge negli atenei italiani, tanto che il 30% dei contributi pubblicati nelle riviste scientifiche è stato prodotto con almeno un coautore straniero.

"Nelle università italiane c'è una qualità media della ricerca che regge il confronto internazionale, soprattutto in relazione agli investimenti che il nostro Paese realizza in questo settore e pari all'1,3% del Pil, ampiamente al di sotto della media Ocse del 2,4% del Pil" è l'analisi del Direttore dell'Anvur Roberto Torrini, anticipando così la valutazione contenuta nel nuovo "Rapporto biennale sullo stato dell’università e della ricerca italiana", da lui curato e che uscirà in primavera. La qualità della ricerca italiana, evidenzia però Torrini, "deve fare i conti con il numero basso dei nostri ricercatori, pari a 4,9 ogni 1.000 occupati, contro i 10 della Francia, gli 8,7 della Gran Bretagna e gli 8,5 della Germania".

La mappa disegnata dalle schede dell'Anvur, che ha richiesto circa sei mesi, riguarda tutti gli atenei italiani, sia pubblici che privati. Le schede fanno parte del sistema di autovalutazione, valutazione e accreditamento Ava, il processo di assicurazione della qualità delle attività degli atenei definito dalle linee guida europee. "Nel quadro che arriva dalle schede, emerge che la ricerca italiana dimostra ottima produttività e qualità elevata, mentre continua a scarseggiare l'investimento privato" riferisce Torrino. Dal lavoro di schedatura, continua il direttore dell'Anvur, "si comprendono non solo gli scenari della ricerca scientifica, che si misura anche attraverso banche dati internazionali, ma anche il quadro delle attività di ricerca di tutte le altre aree: dalle umanistiche alle scienze sociali".

Il dossier dell'Anvur diventa dunque un'operazione di "trasparenza e valorizzazione al tempo stesso delle attività universitarie" commenta Torrino, spiegando che per conoscere i dati di dettaglio sulle attività divise per regioni o per ambiti, le informazioni sono in via di elaborazione" e saranno uno dei punti di forza del Rapporto di primavera. "Stiamo raccogliendo da parte delle Università i dettagli di cosa fanno e verifichiamo che la collaborazione degli Atenei è aperta e molto alta, ben oltre la sufficienza. Un dato positivo -commenta- visto che si tratta di un settore produttivo del Paese che stenta a farsi conoscere al meglio dai cittadini". Intanto il lavoro per il Rapporto di primavera ferve e vede la partecipazione di oltre 450 docenti esperti di valutazione.

"Ringraziamo tutti gli atenei che per fornire le informazioni richieste compiono uno sforzo notevole ma di fondamentale importanza" sottolinea il presidente dell’Anvur, Stefano Fantoni. "Oggi, grazie alle schede Rd abbiamo una visione complessiva delle attività di ricerca di tutti i dipartimenti italiani, che si aggiunge a quella che già abbiamo ricostruito sulla didattica, grazie alle schede CdS". "Rendere pubblici questi dati sulla ricerca e sulla didattica -avverte Fantoni- costituisce un altro passo importante per la trasparenza dell'attività universitaria. E contribuisce a rendere più solidi i legami tra Università e società".

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