Presidente Ucpi Caiazza: "Vere cause durata irragionevole sono strutturali, pretestuoso intervenire su diritti imputati'
Sentenza solo per il 20,7% dei processi penali in primo grado. Nel 78,7% dei casi, il procedimento termina con il rinvio ad altra udienza. E la durata media del rinvio si attesta intorno ai 5 mesi per i procedimenti in Aula monocratica e 4 mesi per quelli davanti al Tribunale collegiale. E' quanto emerge da una ricerca condotta dall'Unione delle camere penali con l'Eurispes, che ha preso dunque in esame 32 Tribunali distribuiti in modo omogeneo sul territorio nazionale ed ha monitorato 13.755 processi.
Per i procedimenti terminati in sentenza, le assoluzioni rappresentano poco meno del 30%: di questi, il 3,7% è rappresentato da assoluzioni di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Le condanne incidono per il 40,4% delle sentenze; percentuale nettamente più bassa di quella rilevata nel 2008 (60,6%). Al contrario, risulta molto più elevata la quota relativa all’estinzione del reato: 24,5%, a fronte del 14,9% del 2008. La prescrizione è un motivo di estinzione del reato che incide per il 10% sui procedimenti arrivati a sentenza in primo grado e rappresenta poco più del 2% del totale dei processi monitorati.
"Non è serio affrontare i temi del processo per slogan o per pregiudizi ideologici. Bisogna che parlino i dati statistici. Questa ricerca fotografa, come nessun’altra, le vere cause della durata irragionevole dei processi penali in Italia, che non risiedono nelle regole di garanzia del giusto processo e del diritto si difesa, ma in gravissime carenze strutturali della macchina amministrativa. Intervenire sui diritti dei cittadini imputati per ridurre i tempi processuali è dunque illusorio, oltre che pretestuoso", commenta il presidente dell'Unione delle Camere penali italiane, Gian Domenico Caiazza.