Milano, 8 mag. (Adnkronos Salute) - (Embargo oggi alle 18) - Qual è il segreto per invecchiare più lentamente e vivere più a lungo? Non gli antiossidanti, a quanto pare. Contrordine della scienza: seppure siano in molti a puntare il dito contro i radicali liberi, molecole talvolta tossiche prodotte dal nostro corpo quando processiamo l'ossigeno e ritenute coinvolte nel processo d'invecchiamento, una serie di studi condotti in anni recenti sembra scagionarli, fornendo prove del fatto che potrebbe essere vero esattamente l'opposto. Un team di ricercatori della McGill University (Canada) rafforza questa tesi 'difensiva', mostrando, in uno studio pubblicato online su 'Cell', come i radicali liberi addirittura promuovano la longevità.
Per dimostrarlo, gli esperti hanno bussato alle porte di una vecchia conoscenza: il Caenorhabditis elegans, alias il verme 'da Nobel', piccolo organismo invertebrato prestato alla scienza e protagonista di studi premiati con il più alto riconoscimento nel mondo della medicina. Si tratta di 'modelli' particolarmente adatti a ricerche sull'invecchiamento. Studiandoli, gli scienziati dell'ateneo canadese hanno scoperto che i radicali liberi ossidanti agiscono su un meccanismo molecolare che, in altre circostanze, dice a una cellula di suicidarsi. La morte cellulare programmata, o apoptosi, è un processo attraverso il quale le cellule danneggiate si tolgono la vita in una varietà di situazioni: per evitare di diventare cancerose, per evitare di indurre una malattia autoimmune o per uccidere i virus che le hanno invase. Il principale meccanismo molecolare attraverso cui questo avviene è ben conservato in tutti gli animali, ma è stato scoperto per la prima volta proprio nel C. elegans, un risultato che è valso appunto un Nobel. (segue)