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Ricerca: lo zampino dello stress in crisi mercato, porta a rifiuto rischi (2)

17 febbraio 2014 | 19.10
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(Adnkronos Salute) - "Ogni operatore sa che il proprio corpo viene portato dai mercati sulle 'montagne russe' - spiega uno degli autori principali, John Coates - Quello che invece non sapevamo è che questi cambiamenti fisiologici alterano la capacità di assumere rischi". Il cortisolo si impenna, ricordano gli esperti, in situazioni di incertezza come la volatilità dei mercati finanziari e ci prepara a una possibile azione rilasciando glucosio e acidi grassi liberi nel sangue. Sopprime anche tutte le funzioni corporee non necessarie durante una crisi, come quella digestiva, riproduttiva e immunitaria.

Gli scienziati suggeriscono inoltre che un effetto collaterale insospettabile dei trattamenti antinfiammatori come il prednisone può essere l'avversione al rischio finanziario. Gli autori hanno indagato anche su eventuali differenze fra uomini e donne, ma lo studio non ne ha rilevate in circostanze normali. Tuttavia, se esposti a livelli cronicamente elevati di cortisolo, gli uomini danno troppa importanza ai rischi più piccoli, mentre le donne no.

Gli autori sottolineano infine che durante la crisi del credito del 2007-2009 la volatilità dei titoli azionari statunitensi schizzò dal 12% a oltre il 70%. In questa circostanza per gli scienziati è ragionevole supporre che gli elevati livelli di incertezza abbiano causato anche un'impennata dell'ormone dello stress di gran lunga superiore e prolungata rispetto a quella osservata nello studio. Lo stress cronico potrebbe aver diminuito la capacità di assumere rischi proprio quando l'economia ne aveva più bisogno, perché con un crollo dei mercati imminente era necessario che gli operatori e gli investitori acquistassero asset in difficoltà. "I traders, i gestori del rischio e le banche centrali - conclude Coates - non possono sperare di gestire il rischio se non capiscono che la guida di questi comportamenti si nasconde nel nostro corpo".

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