(Adnkronos Salute) - La proporzione delle donne a capo di istituti scientifici oscilla fortemente da un Paese all'altro: sono il 6% in Giappone, il 34% in Spagna, il 27% negli Usa, il 29% in Francia (dati Boston Consulting Group). Comunque pochissime rispetto ai colleghi uomini che salgono nell'Olimpo della scienza. Ma cosa frena i cervelli rosa, cosa li tiene lontani dal mondo della ricerca scientifica? Secondo gli esperti non è una questione di performance, quanto piuttosto di "stereotipi". Negli istituti secondari, dove la scelta delle materie di studio è minima o nulla, le ragazze ottengono nelle materie scientifiche risultati pari a quelli dei ragazzi, secondo quanto emerge dall'indagine 'Pisa1' dell'Ocse. Ma poi una ragazza che frequenta un istituto superiore ha 3 volte meno probabilità rispetto a un compagno maschio di ottenere un dottorato di ricerca in ambito scientifico.
E' già al livello delle scelte per il futuro che pesano gli stereotipi, sottolineano gli esperti: "Non solamente le ragazze, ma anche i genitori, gli insegnanti e la società nel suo complesso, nutrono preconcetti fuorvianti che scoraggiano le giovani dallo studio della scienza", si legge nell'analisi. Un pensiero su tutti tormenta chi è tentata dalla vita di laboratorio, ma ci rinuncia: "Non voglio essere considerata una 'scienziata pazza' senza capacità sociali, isolata e sola", stereotipo che si accompagna alla teoria secondo cui gli uomini riuscirebbero meglio delle donne nella scienza, nonostante ci siano prove che dimostrano il contrario. Il risultato è che "purtroppo le donne nella ricerca sono tuttora sottorappresentate - riflette Cristina Scocchia, amministratore delegato di L'Oréal Italia - Il gap di genere esiste e si costruisce sin dall'età scolare. Ma sono convinta che sia il talento e l'impegno a fare la differenza nella scienza, così come in altri ambiti, ed è quindi inconcepibile privarci del talento di metà dell'umanità: ora più che mai la scienza ha bisogno delle donne".