Bene "l'accento posto sulla valorizzazione del capitale umano per stimolare sinergie fra università, strutture di ricerca, sistema produttivo e territori e diffondere ed applicare i risultati della ricerca oltre l'accademia", ma è "necessario rivedere la legislazione nazionale sul reclutamento dei ricercatori" perchè le norme non permettono di fatto "il loro utilizzo all'interno delle imprese". A chiederlo sono le Regioni, in una posizione approvata nei giorni scorsi in sede di Conferenza, per esprimere una posizione sul Piano nazionale della ricerca (Pnr).
Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha scritto al ministro per gli Affari regionali affinché il tema sia iscritto all'ordine del giorno della prossima Stato-Regioni. Le Regioni apprezzano anche il "tentativo fatto di sincronizzare e sintonizzare le strategie nazionali sulla ricerca e l'innovazione con quelle europee, sia per quanto concerne la tempistica, sia per quanto riguarda i contenuti, coniugando e declinando a livello nazionale le grandi sfide di 'Horizon 2020' al fine di identificare i driver di crescita e sviluppo del Paese".
I governatori propongono che "sia nella fase di programmazione che di attuazione del programma, venga garantito il coinvolgimento delle regioni e delle province autonome, valorizzando il loro ruolo di soggetti capaci di integrare le competenze scientifiche ed industriali presenti nei territori e di promuovere e mettere a sistema la domanda e l'offerta di innovazione". Ma secondo le Regioni è allo stesso tempo urgente "definire gli indirizzi strategici della politica industriale del Sistema Paese per dare un quadro di riferimento all'attività di ricerca ed alla promozione sui territori di una politica dell'innovazione come sostegno imprescindibile per il mondo delle imprese".
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