Milano, 6 mar. (Adnkronos Salute) - Se fossero un formato di pasta, le molecole di Dna non sarebbero rigatoni bensì cavatappi. E' la metafora gastronomica con cui Achille Giacometti, fisico dell'università Ca' Foscari di Venezia, riassume i risultati di uno studio internazionale pubblicato dall'American Institute of Physics sul 'Journal of Chemical Physics Communications'. La ricerca, co-firmata dallo scienziato italiano, dimostra che le catene corte di Dna, pur essendo simili a un cilindro nella loro forma a doppia elica, non si comportano come tali quando entrano in contatto e vengono compattate tra loro. "La loro 'chiralità', cioè la proprietà di non essere sovrapponibili alla propria immagine speculare - precisa Giacometti - fa la differenza quando si tratta di avvicinarle e compattarle".
Le molecole 'a rigatone' tendono a disporsi parallelamente, acquisendo un'organizzazione che nel gergo della chimica fisica viene chiamata 'fase nematica di tipo cristallo liquido'. Ma nel caso del Dna la natura elicoidale fa la differenza. "Potremmo definire le catene di Dna come cilindretti dall'anima elicoidale - spiega il fisico del Dipartimento di scienze molecolari e nanosistemi della Ca' Foscari - e una volta compattati si comportano in modo diverso da quanto si riteneva finora, cioè secondo una 'fase nematica a vite' che le porta a disporsi parallelamente e affiancate orizzontalmente le une alle altre". (segue)