Roma, 24 mag. (Adnkronos Salute) - Individuare le variabili genetiche che possono aiutare a prevedere la risposta del paziente alla terapia contro la sclerosi multipla, grazie a un test del Dna che, come un 'semaforo', è in grado di dare (o non dare) il via libera, ma anche di orientare i pazienti verso un tipo di cura specifica. Sono le prospettive aperte da uno studio italiano.
"L'approccio e' quello dell'analisi del Dna e del trascrittoma, quest'ultimo studia il profilo di espressione dei diversi geni a livello di specifici sottotipi cellulari. L'obiettivo e' di reclutare pazienti in trattamento e, attraverso la definizione dei criteri di risposta, classificarli in rispondenti o meno ad una specifica cura", spiega all'Adnkronos Salute e' Filippo Martinelli Boneschi, direttore della Neurologia dell'ospedale S.Raffaele di Milano, tra i relatori del 'Top Seminars sclerosi multipla' che si chiude oggi a Sorrento. L'evento che ha visto riuniti oltre 200 specialisti italiani e internazionali per fare il punto sulla patologia.
"Al momento - aggiunge l'esperto - nella pratica clinica non abbiamo ancora dati solidi su questo tipo di approccio, ma siamo alle fasi finali di uno studio - che verrà presto pubblicato su circa mille pazienti colpiti da sclerosi multipla, non solo italiani, trattati con interferone nei quali e'stato possibile individuare una variante a livello di un gene, noto, che sembra influenzare la risposta al trattamento". (segue)