''Il decreto di recepimento della direttiva sui rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), così come è formulato oggi, rischia di favorire l'abbassamento del livello qualitativo del recupero, non prevedendo un adeguato regime di controlli che verifichino le performance degli impianti di trattamento e il raggiungimento degli obiettivi posti dalla Direttiva stessa''. E' questo il commento di AssoRaee, l'Associazione che in Fise Unire/Confindustria rappresenta le aziende che gestiscono il recupero dei Raee, allo schema di decreto legislativo che recepisce la direttiva Raee n. 19 del 2012, attualmente al vaglio delle Commissioni competenti di Camera e Senato.
Lo schema di Decreto, approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri, prevede che oggi possano svolgere attività di recupero tutte le aziende che abbiano ricevuto preventivamente l'autorizzazione da parte degli enti locali competenti. Tale sistema, però, secondo l'associazione, "se non accompagnato da un efficace monitoraggio successivo e da una vigilanza costante sulle performance delle imprese autorizzate (attualmente non previsti dal decreto), rischia di non essere in grado di assicurare da solo il raggiungimento degli obiettivi fissati in sede europea".
Inoltre, il sistema delle autorizzazioni risente delle condizioni locali e crea di fatto "un'evidente disparità di regole a livello nazionale tra gli impianti, che si riflettono necessariamente anche sulle condizioni economiche praticabili dagli stessi". Eppure, aggiunge AssoRaee, "una soluzione era stata proposta per una volta all'unisono dall'intera filiera, ma non accolta dal ministero dell'Ambiente: un sistema di accreditamento delle imprese di trattamento, che sulla base degli standard qualitativi europei verificasse costantemente la qualità delle prestazioni". (segue)