La riforma ha aperto la strada al consolidamento del settore, con una tornata di aggregazioni che si annuncia calda. Anche alla luce delle mosse che 'il fronte del no' si prepara a mettere in campo, a partire dall'annunciato ricorso alla Consulta della Regione Lombardia
La riforma delle popolari ha aperto la strada al consolidamento del settore, con una tornata di aggregazioni che si annuncia calda. Anche alla luce delle mosse che 'il fronte del no' si prepara a mettere in campo, a partire dall'annunciato ricorso alla Consulta della Regione Lombardia. Tra le principali novità del provvedimento, la trasformazione in spa delle più grandi, quelle sopra gli 8 mld di attivo, oltre all'introduzione di un tetto al diritto di voto dei soci, almeno al 5%.
TRASFORMAZIONE IN SPA. Le banche Popolari che superano la soglia di 8 miliardi di attivi avranno 18 mesi di tempo per trasformarsi in Spa. Si tratta di 10 istituti (Ubi Uanca, Bper, Bpm, Popolare di Vicenza, Veneto banca, Popolare di Sondrio, Credito Valtellinese, Popolare Bari, Popolare dell'Etruria e del Lazio, Banco Popolare).
STOP AL VOTO CAPITARIO. Viene eliminato il voto capitario, una testa un voto. Si tratta della caratteristica peculiare delle popolari che ha consentito di garantire un potere sostanziale anche ai piccoli soci. E che, ovviamente, non è compatibile con l'ingresso di nuovi soci e la trasformazione in spa.
DIRITTI DI VOTO. La riforma prevede un tetto dei diritti di voto dei soci in Assemblea, in funzione anti-scalata, non inferiore al 5% e per un periodo massimo di 24 mesi dalla data di conversione del decreto.
ASSEMBLEA. Sarà un voto a maggioranza semplificata dell'Assemblea, l'ultimo con voto capitario, a sancire la trasformazione in Spa e ad approvare tutte le modifiche allo Statuto che ne conseguono, a partire dall'introduzione del tetto al diritto di voto.
.jpg)
