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Riforme, Celotto: "Dagli anni '70 dibattute ma non ancora risolte"/ Adnkronos

27 settembre 2022 | 17.02
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La prima Bicamerale fu istituita nel 1983, del 1991 il famoso messaggio di Cossiga alle Camere

Riforme, Celotto:

Il risultato elettorale vede un centrodestra che può agevolmente formare il governo in autonomia ma per fare le riforme costituzionali serve a garanzia della Costituzione, che "è di tutti", la maggioranza di due terzi. Nel frattempo le questioni, "incredibilmente tutte ancora aperte ed emerse già dalla fine degli anni ’70, quando era chiara l’esigenza di procedere ad una riforma ampia della Costituzione, non sono ancora state risolte". A tracciare all'Adnkronos un excursus tematico-temporale sul tema riforme costituzionali è Alfonso Celotto, ordinario di Diritto costituzionale all'università di Roma Tor Vergata, che commenta: "Forse alcuni punti della nostra Carta sono davvero da modificare con l'approvazione di maggioranze ampie, perché così si riafferma che la Costituzione è 'di tutti' e non soltanto di una parte politica. Pensiamo soprattutto al bicameralismo perfetto, all’articolazione delle autonomie, a un possibile passaggio al presidenzialismo per rafforzare il governo, all’aggiunta di qualche nuovo diritto e di nuovi strumenti di partecipazione popolare".

"L'elenco dei problemi da affrontare - ricorda Celotto - venne realizzato nel settembre del 1982 quando i presidenti della Camera e del Senato concordarono di costituire, nell’ambito delle Commissioni Affari costituzionali dei due rami del Parlamento, un comitato ristretto, composto da un rappresentante per ciascun gruppo parlamentare, con il compito di predisporre un 'inventario ragionato' sulle proposte giacenti presso le Camere in materia di riforma istituzionale".

Tra le questioni identificate, "la diversificazione della composizione e delle competenze delle due Camere; la necessità di una riorganizzazione della funzione legislativa, con ampio ricorso alla delegificazione e al decentramento legislativo a favore delle Regioni; una razionalizzazione della forma di governo parlamentare, anche con forme di elezione diretta del Capo dello Stato; la riorganizzazione interna del Governo, la riforma della pubblica amministrazione, il rafforzamento dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura, pur con una diversa posizione del pubblico ministero".

Problemi complessi per cui nel 1983 , venne istituita la nota Commissione bicamerale Bozzi, "composta da 20 deputati e 20 senatori , per formulare proposte di riforme costituzionali e legislative. E nel gennaio 1985 fu presentata una relazione finale, che proponeva la revisione di 44 articoli della Costituzione". Fa storia nel 1991 il noto messaggio che il presidente della Repubblica Cossiga inviò alle camere sull'urgenza di riforme istituzionali organiche, "anche con Commissioni che potessero affiancare il lavoro parlamentare". Seguì poi nel 1992 la Commissione bicamerale per le riforme costituzionali De Mita - Iotti, dal nome dei due presidenti. Composta da 30 deputati e 30 senatori, con il compito di esaminare le proposte di revisione costituzionale per una revisione dei primi 5 titoli della parte II della Costituzione (cioè degli articoli dal 55 al 133)", prosegue il costituzionalista.

"Ancora nel 1997 venne avviata una Commissione parlamentare per le riforme costituzionali composta da 35 deputati e 35 senatori (nota come Commissione D’Alema), con il compito di elaborare progetti di revisione della parte II della Costituzione. Questa commissione presentò un amplissimo progetto, il cui esame non fu mai completato, malgrado un procedimento speciale", rammenta Celotto. In quegli stessi anni si sono approvate altre modifiche specifiche della Carta, come quella "del semestre bianco (art. 88 nel 1991), la procedura per l’amnistia e l’indulto (art. 79 nel 1992), le regole dell’immunità parlamentare (art. 68 nel 1993) e l’introduzione del voto degli italiani all’estero (2000 e 2001). Poi fra il 1999 e il 2001 sono state approvate due leggi costituzionali che hanno modificato il ruolo delle Regioni, con una maggiore spinta al federalismo. Questa modifica venne approvata soltanto dai partiti del centro sinistra e così, per la prima volta nella storia costituzionale fu necessario il referendum popolare costituzionale, votato nel 2001 con esito positivo".

"Il modello di una riforma 'a maggioranza', cioè con il consenso soltanto di alcuni partiti, "è stato tentato anche nel 2005 dal Centrodestra e nel 2016 dal Centrosinistra" (rispettivamente con Berlusconi e Renzi a palazzo Chigi, ndr.) "per modifiche ampie della Parte II della Carta - racconta il costituzionalista - Ma entrambi questi tentativi sono stati bocciati dal referendum popolare. Intanto, si sono fatte altre piccole modifiche alla costituzione, come il reingresso in Italia dei discendenti di casa Savoia (XIII disp. trans., nel 2002), il taglio del numero dei parlamentari (2020), il voto ai diciottenni al Senato (2021) e l’inserimento della tutela dell’ambiente nell’art. 9 Cost. (2022)". "Ad ogni modo - conclude Celotto - si è continuato e si continua a parlare di riforme, come si è visto anche nella campagna per le elezioni politiche del 25 settembre 2022, che ha avuto fra i temi più dibattuti tra i partiti proprio quello di un possibile passaggio al presidenzialismo, cioè a una forma di governo con il presidente eletto direttamente dal popolo". (di Roberta Lanzara)

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