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Rilevata collisione buchi neri, nuova conferma che esistono onde gravitazionali

01 giugno 2017 | 16.59
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(Foto Ufficio stampa INFN)
(Foto Ufficio stampa INFN)

Sì Einstein aveva davvero ragione, le onde gravitazionali esistono ed ora arriva il terzo 'scatto' a confermarlo. La terza osservazione, dal nome in codice GW170104, è avvenuta il 4 gennaio 2017 e ad annunciarlo in un'attesissima teleconferenza sono stati gli scienziati delle collaborazioni Ligo-Virgo che hanno osservato nuovamente le 'increspature' del 'tessuto' dello spaziotempo previste da Albert Einstein nella sua teoria della Relatività Generale. La terza osservazione di onde gravitazionali, descritta in un articolo pubblicato su "Physical Review Letters", conferma anche l'esistenza di una popolazione di buchi neri.

Quella che tutti hanno già definito 'la scoperta del secolo' si deve ad un gruppo di oltre 1200 ricercatori, appartenenti a più di 100 istituzioni scientifiche, sparse in quattro continenti e molti sono italiani. Con questa ulteriore rivelazione, la nuova finestra che l'astronomia ha aperto sul mistero delle onde gravitazionali è decisamente spalancata, i ricercatori che hanno partecipato allo studio sono ormai in odore di Nobel per la Fisica ed il goal è messo a segno anche dalla scienza del nostro Paese. Come nel caso delle precedenti due osservazioni -la prima del 14 settembre 2015 e annunciata l'11 febbraio 2016 e la seconda nel dicembre del 2015 - anche questa volta le onde "sono state prodotte dalla collisione di due buchi neri e dalla loro successiva fusione in un unico buco nero di massa maggiore" spiegano gli scienziati.

"Con questa terza scoperta confermiamo l’esistenza di una popolazione di buchi neri di massa superiore alle 20 masse solari, che non era mai stata osservata" commenta Jo van den Brand di Nikhef e della Università Vrije di Amsterdam, il nuovo portavoce della collaborazione Virgo. Gli scienziati "grazie al loro lavoro congiunto", sono riusciti ad ottenere "una nuova incredibile osservazione di un cataclisma cosmico, avvenuto miliardi di anni fa" scandisce van den Brand. "Le collaborazioni scientifiche Ligo e Virgo hanno svolto un lavoro enorme per analizzare i dati raccolti dagli strumenti che hanno portato a questa terza, emozionante, scoperta" afferma con orgoglio Gianluca Gemme, responsabile nazionale Infn di Virgo.

Il nuovo buco nero si trova a una distanza di circa tre miliardi di anni luce, una distanza doppia rispetto a quella dei due sistemi osservati nel 2015, e ha una massa pari a circa 49 volte quella del nostro Sole, un valore intermedio rispetto ai sistemi osservati nel 2015, cioè 62 e 21 masse solari, rispettivamente, per la prima e per la seconda osservazione. L’evento è stato registrato dai due rivelatori Ligo situati a Hanford, nello stato di Washington e a Livingston in Louisiana, negli Stati Uniti, nel corso del periodo di osservazione, cominciato il 30 novembre 2016.

La presa dati dei due interferometri americani proseguirà durante l’estate, quando saranno raggiunti anche dal rivelatore europeo Virgo, in Italia, che fa capo allo European Gravitational Observatory (Ego), fondato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dal Centre National de la Recherche Scientifique (Cnrs) francese. Quando Virgo, ora in fase di commissioning per raggiungere la sensibilità necessaria, si unirà ai Ligo, la capacità di localizzare le sorgenti delle onde gravitazionali sarà di gran lunga maggiore rispetto a quella che si può ottenere con due soli interferometri.

In tutte e tre le osservazioni annunciate, le onde gravitazionali sono state prodotte dalla violenta collisione di coppie di buchi neri: un evento che produce, "nel breve istante che precede la loro fusione, una potenza maggiore rispetto a quella emessa sotto forma di radiazione luminosa da tutte le stelle e da tutte le galassie nell’universo osservabile" spiegano i ricercatori. Questa terza osservazione fornisce anche qualche indizio sulla direzione dell’asse di rotazione dei buchi neri.

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