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Rinaldo Alessandrini: "Monteverdi dimenticato in Italia"

04 aprile 2017 | 17.38
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Rinaldo Alessandrini (foto  Javier Serra)
Rinaldo Alessandrini (foto Javier Serra)

di Pippo Orlando

"Nell'anno del 450esimo anniversario della nascita di Claudio Monteverdi sembra che l'Italia lo abbia dimenticato, almeno in parte". Parola del direttore d'orchestra Rinaldo Alessandrini, uno dei massimi interpreti a livello internazionale del compositore cremonese e in genere del repertorio barocco, che conversando con l'Adnkronos lancia un grido di allarme nei confronti del padre della musica occidentale e fondatore dell'opera lirica, i cui capolavori, dall''Orfeo' all''Incoronazione di Poppea', quest'anno andranno in scena in tutta Europa.

Dal Festival di Lucerna, infatti, a quello di Salisburgo, da Losanna a Lione e Berlino e perfino a Buenos Aires e Philadelphia hanno in programma opere di Monteverdi. Anche ad Adelaide in Australia il 7 marzo scorso è stato eseguito in forma di concerto 'L'Orfeo', diretto dallo stesso Alessandrini alla guida del suo ensemble 'Concerto Italiano'. Ma in Italia, salvo Venezia dove alla Fenice vanno in scena le produzioni itineranti dirette da John Eliott Gardiner, "le altre fondazioni latitano".

"Tutte le iniziative, piccole e grandi, alle quali stiamo assistendo in questi mesi - afferma Alessandrini - sono più che lodevoli, a cominciare dal comitato cremonese (il Comitato Claudio Monteverdi 450 che organizza il Festival dedicato al compositore nella sua città natale, ndr). Ma non si capisce perché una produzione di dimensioni ridotte, non sia stata oggetto di un programma, a cura del ministero dei Beni culturali e del Turismo, che ne prevedesse l'esecuzione integrale nei luoghi per i quali questa musica è stata composta, che sono per la maggior parte ancora esistenti e praticabili, dalla Basilica di San Marco a Venezia a Palazzo Ducale di Mantova".

'Perché le fondazioni liriche non sono state sollecitate dal Mibact a inserire almeno un titolo?'

Per Alessandrini "le iniziative cremonesi e veneziane sono benvenutissime e più che lodevoli, ma avrei immaginato un'iniziativa a ben maggior raggio da parte del Mibact, e non ultimo la sollecitazione nei confronti delle fondazioni liriche a inserire almeno un titolo di Monteverdi nella stagione attuale. Salvo la Scala, che negli anni scorsi ha programmato grazie a un sovrintendente francese (Stephàne Lissner, ndr) l'intera trilogia, e La Fenice che mette in scena le produzioni itineranti dirette da Gardiner, le altre fondazioni latitano".

"Diverse associazioni concertistiche - sottolinea il direttore d'orchestra - come Ferrara Musica, la Società del Quartetto di Milano, la Scarlatti di Napoli, il Teatro Ristorio di Verona, gli Amici della Musica di Perugia e altre che avranno voluto ospitare i colleghi, hanno mostrato maggiore solerzia e sensibilità culturale. Mi chiedo tutti gli altri dove siano. Nel resto d'Europa, da Salisburgo a Lucerna, succede quello che uno si aspetterebbe in Italia con la messa in scena di tutte e tre le opere, dove invece accade ben poco", conclude amaro Alessandrini.

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