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Innovazioni: rivoluzione apicoltura, arrivano con 3Bee gli alveari tech

18 luglio 2020 | 10.36
LETTURA: 4 minuti

Arriva l'HiveTech con una rete di sensori IoT che monitorano il benessere delle api

(Foto 3Bee)
(Foto 3Bee)

C’è una startup che, con i suoi alveari high-tech, sta rivoluzionando l’attività di molti apicoltori italiani. Si tratta di 3Bee, nata nel 2017 da un’idea di Niccolò Calandri e Riccardo Balzaretti, due giovani imprenditori che, sviluppando tecnologie innovative, vogliono "dare un sostegno concreto alle api e al lavoro fondamentale svolto dagli apicoltori". Ma non solo. Con i loro alveari 3.0, vogliono "al tempo stesso, diffondere la consapevolezza che è possibile fare qualcosa per salvaguardare la salute di questi piccoli insetti impollinatori", minacciata dai cambiamenti climatici e dall’uso massiccio di sostanze chimiche in agricoltura.

L'idea di 3Bee rientra di fatto nel perimetro del progetto lanciato proprio l’anno scorso di adozioni degli alveari "Pollinate the Planet" che ha già protetto 70 milioni di api, grazie al coinvolgimento dei privati e di aziende, che hanno scelto questa come iniziativa di Csr. In particolare, HiveTech di 3Bee è una sorta di alveare 3.0, che consiste in una rete di sensori IoT che, posizionati all’interno dell’alveare, monitorano il benessere delle api permettendo agli apicoltori di ridurre i trattamenti, diminuire le visite nell’apiario e abbassare le emissioni di CO2, migliorando, quindi, la qualità di vita delle api.

Il valore di questa tecnologia "è emerso con ancora più chiarezza durante il lockdown" spiega il cofondatore e Ceo di 3Bee, Niccolò Calandri. "La chiusura di tutte le attività a inizio marzo ha coinciso esattamente con l’inizio della stagione apistica. Il nostro sistema di monitoraggio e diagnostica da remoto ha inaugurato un nuovo modo di praticare il mestiere dell’apicoltore: il remote working, grazie al quale hanno comunque potuto prendersi cura delle api" spiega.

Garantita in questo modo la continuità lavorativa, p er gli apicoltori italiani è sorto poi il problema della vendita del miele prodotto, che solitamente avviene durante i mercatini, le sagre di paese. Così 3Bee ha offerto agli apicoltori che hanno installato HiveTech la possibilità di vendere il proprio miele attraverso il suo canale e-commerce. "Per dare maggiore impulso al mercato e sostenere le realtà apistiche locali, a inizio aprile, -continua Calandri- abbiamo organizzato anche la prima fiera digitale dedicata al settore apistico cui hanno partecipato circa 350 apicoltori provenienti da tutta Italia e che contiamo di replicare a ottobre".

Insomma, il lockdown ha funzionato come un 'booster' per l’attività di 3Bee, che ha consolidato il trend positivo di crescita, registrando da fine 2019 +375% di ricavi. Per Niccolò Calandri, oltre alla capacità di offrire un supporto concreto alle necessità contingenti degli apicoltori, c’è stato un altro fattore che ha accelerato questa crescita: "la nascita di una nuova consapevolezza nel consumatore finale", ora maggiormente attento all’autenticità dei prodotti e alla trasparenza della filiera. "Il miele prodotto in modo sostenibile dagli apicoltori che usano i nostri sistemi è artigianale e 100% italiano e questi sono valori verso i quali è aumentata la sensibilità del consumatore" assicura l'imprenditore.

E così, riferisce Calandri, "se prima del Covid, chi ci sceglieva erano giovani tra i 18 e 35 anni (60% donne), ora l’interesse si è esteso agli over 35 fino ad arrivare a fasce di età più alte, come i sessantenni. Un’ulteriore spinta al nostro progetto di adozione a distanza degli alveari è stata data dalla Giornata Mondiale delle Api, che si celebra ogni anno il 20 maggio e che ha coinvolto moltissimi utenti finali, anche grazie alla concomitanza del lancio della campagna di comunicazione di Actimel di Danone, che ha adottato 3 alveari per promuovere un nuovo prodotto a base di miele italiano".

Alveari high-tech che danno il via all’era 3.0 dell’apicoltura, vendite di miele online e adozioni a distanza: i progetti di 3Bee strizzano l’occhio non solo alla sostenibilità ambientale, ma anche a quella sociale, che per i 60 apicoltori adottabili si traduce in un indotto di 200.000 euro nell’ultimo anno (120.000 euro solo nel lockdown) e in 10 tonnellate di miele venduto. E tra gli obiettivi ed i progetti futuri c'è un miele made in Italy nella Gdo e adozioni in Europa. Per Niccolò Calandri e Riccardo Balzaretti si aprono infatti "nuovi scenari nel breve e medio periodo", accomunati dall'obiettivo di far conoscere il miele autentico e genuino prodotto dagli apicoltori italiani "ad un pubblico sempre maggiore, sensibilizzandolo al tempo stesso sui temi della salute delle api" e del Pianeta.

"Stiamo cercando di rivoluzionare il concetto stesso di miele, togliendo la semplice etichetta di dolcificante e facendolo diventare il prodotto di eccellenza delle api" spiega Niccolò Calandri, "Stiamo concludendo un accordo per una partnership con un marchio della Gdo per iniziare a proporre l’iniziativa delle adozioni nei loro store dal mese di settembre, amplificando così l’attenzione per il lavoro svolto dalle realtà apistiche in tutta Italia. Per far conoscere le 50 varietà di miele che sono prodotte nel nostro Paese, sempre a settembre, il progetto 'Pollinate the Planet' varcherà i confini nazionali: sarà così possibile in Europa -scandisce infine l'imprenditore- adottare un alveare e sostenere il lavoro degli apicoltori nostrani".

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