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Cinema: Robert De Niro, doc su mio padre lo dovevo a lui e alla famiglia

17 novembre 2014 | 16.03
LETTURA: 5 minuti

L'attore e regista presenta 'Remembering the Artist Robert De Niro, Sr', un film-tributo di Perri Peltz e Geeta Gandbhir realizzato attraverso lettere e diari personali, inedite immagini familiari, interviste con l’artista, amici ed esperti del mondo dell’arte

Robert De Niro e il padre
Robert De Niro e il padre

"Ho voluto questo film perché pensavo, sentivo fosse necessario per mio padre, per portare avanti quella che era la sua eredità, nei confronti della famiglia, dei miei figli e dei loro figli". Robert De Niro ha presentato così al Maxxi di Roma 'Remembering the Artist Robert De Niro, Sr', doc su suo padre firmato da Perri Peltz e Geeta Gandbhir e basato in gran parte su materiali messi a disposizione dal figlio attore.

Il documentario è un commovente ritratto di Robert De Niro senior, uno dei più apprezzati pittori figurativi newyorkesi del secondo dopoguerra, la cui opera, dopo gli straordinari successi dei primi anni, venne messa in ombra dall’avvento di nuovi movimenti come l’Espressionismo astratto americano, la Pop-Art e il Minimalismo.

"Che poi questo film sia proiettato in modo così ampio (è stato presentato lo scorso gennaio al Sundance Film Festival e sarà trasmesso in prima tv e in esclusiva su Sky Arte HD domenica 28 dicembre, ndr) è una cosa fantastica. Ma era importante realizzarlo per me, per mio padre, come è stato importante mantenere il suo studio così come era in modo che i miei figli e i miei nipoti potessero vedere ciò che faceva il loro nonno o bisnonno. Volevo che i componenti più giovani della famiglia potessero veder cosa era stato in grado di fare. E' qualcosa che devo a lui, a loro", ha detto il Premio Oscar.

Robert De Niro senior, artista appartenente alla celebre 'Scuola di New York', raggiunge il successo all’inizio della sua carriera, fra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento. Il successo tuttavia è di breve durata: fra la fine degli anni ’50 e l’inizio del decennio successivo, il suo lavoro viene messo in ombra prima dall’Espressionismo astratto, poi dallo sviluppo del movimento della Pop Art e del Minimalismo.

"Il successo dipende da una serie di fattori, sono tanti gli elementi che contribuiscono - afferma De Niro - e questo sta a significare semplicemente che si può essere grandi artisti ma non necessariamente si riesce a ottenere il riconoscimento che ti aspettavi di ottenere. In realtà mio padre fama e riconoscimento li ha ottenuti dai suoi pari, a livello nazionale e internazionale, ma non a quei livelli che lui pensava di meritare, che meritava".

Attraverso lettere e diari personali, inedite immagini familiari, interviste con l’artista, amici ed esperti del mondo dell’arte, il film narra l’ascesa e il successivo declino, le speranze e le frustrazioni dell’artista, dall’infanzia a Syracuse (NY), al fianco di un padre molto esigente, al breve matrimonio con Virginia Admiral, dalla nascita del figlio Robert all’omosessualità non confessata e che viveva in modo conflittuale. "Con lui non ne abbiamo mai parlato, l'ho scoperto quando ero già grande perché mia madre faceva dei riferimenti", ammette l'attore.

Come il film rivela, Robert De Niro Senior troverà conforto raccontando, attraverso le pagine dei suoi diari e nei versi delle sue poesie, le speranze e i sogni che lo animano, nell’auspicio che un giorno la sua opera venga riscoperta e ottenga, anche se dopo la morte, quel plauso di critica che in vita non è mai arrivato. I suoi desideri si sono poi avverati grazie al figlio, l’attore Robert De Niro. "Mio padre era molto orgoglioso dei miei successi, dei miei risultati. I suoi sentimenti erano contrastanti davanti al mio successo, ma era orgoglioso. Sicuramente io sono stato molto fortunato a ottenere ciò che ho ottenuto e sicuramente lui ha pensato che io fossi stato molto fortunato", sottolinea l'attore e regista.

Lo straordinario interprete di 'Taxi Driver', 'Il cacciatore', 'C’era una volta in America' ammette di non aver mai preso in mano un pennello e che la sua passione per l'arte è in realtà di parte perché "in casa e nei miei ristoranti ho solo quadri di mio padre: voglio che siano visti da tutti", e di non aver letto tutti i diari del padre, ritrovati dopo la sua morte quando insieme ai suoi collaboratori metteva in ordine lo studio paterno: "Lo farò quando sarà il momento, quando me la sentirò, magari lo faranno prima i miei figli".

L'attore e regista - giunto a Roma per l'evento realizzato in collaborazione con Mazda Motor Italia ed organizzato da Fondazione Cinema per Roma e dal MAXXI - non nasconde neanche il senso di colpa per come ha affrontato la malattia del padre, morto per un tumore alla prostata a 71 anni, nel 1993: "Quando andammo dal medico ricordo che non fu molto delicato nel descriverci la malattia. Mio padre era terrorizzato. Avrei voluto insistere di più perché si curasse, avrei dovuto prenderlo di peso e accompagnarlo alle visite... Forse oggi sarebbe ancora qui con noi". "Nel rapporto con i miei figli vedo delle cose in comune con il mio rapporto con lui, alcune sono molto personali. Ma ad esempio mio padre era molto affettuoso con me e io lo sono con i miei figli", conclude De Niro.

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