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Roma, aggressione a troupe Rai a Ponte Milvio: arrestati due ultras Lazio

13 gennaio 2021 | 08.19
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(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

Arresti domiciliari per due noti esponenti della tifoseria ultras della Lazio. A darne esecuzione, al termine di una articolata attività investigativa, è stata la Polizia di Stato di Roma e i Carabinieri della Compagnia Roma Trionfale per l’aggressione di una troupe televisiva della trasmissione Rai 'Storie Italiane', avvenuta a piazza di Ponte Milvio lo scorso 20 dicembre.

I due operatori Rai, quel giorno, si erano recati a piazza di Ponte Milvio per effettuare alcune riprese ed interviste sull’attuale contingenza pandemiologica quando, notati da un gruppo di 10 persone, sono stati violentemente aggrediti. Per la violenza delle percosse ricevute, al cameraman della troupe sono stati diagnosticati 15 giorni di prognosi.

Le successive indagini hanno consentito di identificare due dei partecipanti alle violenze. Sulla base delle risultanze investigative acquisite, che hanno documentato compiutamente le loro responsabilità su quanto accaduto, il Gip ha disposto nei loro confronti la custodia cautelare agli arresti domiciliari.

Di un’aggressione “particolarmente brutale ai danni dei giornalisti solo perché non gradivano di essere ripresi” parla il gip Mara Mattioli nell’ordinanza con cui ha disposto i domiciliari per i due ultras della Lazio, agli arresti per le accuse di lesioni aggravate, violenza privata e interruzione di servizio pubblico.

Secondo quanto ricostruito, la troupe stava documentando un gruppo di persone senza mascherina quando uno dei due si è avvicinato e ha sferrato un pugno al volto al cameramen. Subito dopo sono arrivate altre 3-4 persone che lo hanno continuato a prendere a calci, pugni e schiaffi. Il gruppo ha poi preso la telecamera e l’ha scaraventata a terra, riducendola in pezzi.

Nell’ordinanza si parla di “personalità particolarmente inclini al delitto avvezzi ad imporsi con prepotenza sulle persone, per cui può escludersi qualsiasi profilo di episodicità. Quanto agli elementi desumibili della personalità, deve osservarsi che gli indagati hanno continuato a porre in essere condotte violente nonostante le pregresse esperienze giudiziarie per fatti analoghi, mostrando così una elevata pericolosità desumibile dalla particolare violenza usata nei confronti delle vittime – sottolinea il gip - La persistenza nel proposito criminoso dimostrata dagli indagati, il grave stato di soggezione e di timore provocato in tal modo sulle vittime, appaiono sintomatici di personalità prepotenti, aggressive, incapaci di controllare gli impulsi e soprattutto privi di qualsiasi remora”. “Appare dunque adeguata la misura cautelare richiesta – conclude il gip nell’ordinanza - tenuto conto della gravità dei reati commessi, delle modalità descritte e delle personalità particolarmente violente ed inclini a delinquere manifestate dagli indagati”.

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