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Roma, arrestato per bancarotta immobiliarista Statuto

18 dicembre 2018 | 08.48
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(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

Il noto immobiliarista Giuseppe Statuto e il suo braccio destro Massimo Negrini sono stati arrestati ai domiciliari per bancarotta. La misura cautelare, emessa dal gip, è stata eseguita dai militari del comando provinciale di Roma, al termine delle indagini coordinate dalla procura. Statuto, 51 anni, e il suo collaboratore Negrini, 64 anni, sono ritenuti responsabili della bancarotta fraudolenta della 'Brera Srl'. Secondo quanto spiega la Guardia di Finanza, l'immobiliarista sarebbe stato "protagonista di rilevanti iniziative speculative, soprattutto nel settore immobiliare". A fronte della crisi del comparto, il gruppo Statuto, a cui fanno capo centinaia di imprese, ha orientato il proprio business, nel tempo, verso la gestione di alberghi di lusso nelle città di Venezia, Milano e Taormina. Dagli approfondimenti investigativi condotti dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, è emerso che gli arrestati "hanno distratto dal patrimonio della società fallita oltre 8 milioni di euro, relativi a un credito vantato verso la società controllante, la Michele Amari Srl, trasferendolo fittiziamente a due società con sede a Lussemburgo appartenenti allo stesso gruppo e rendendolo, come si legge nel provvedimento, 'di fatto irrecuperabile, mediante un complesso intreccio di negozi giuridici fraudolenti, indice dell'elevata professionalità degli indagati'".

In particolare, il credito, inizialmente costituito da somme che giacevano su un rapporto di conto corrente cointestato alla Brera e alla Michele Amari, è stato trasformato in un finanziamento fruttifero infragruppo concesso, in successione, a due persone giuridiche anonime lussemburghesi con una situazione economico-patrimoniale estremamente compromessa. I fatti contestati a Statuto e Negrini che, per impedire agli investigatori di risalire alle proprie responsabilità, hanno occultato parte della documentazione contabile, hanno provocato il dissesto e il successivo fallimento della Brera, dichiarato nel 2016, con un passivo pari a oltre 32 milioni di euro, gran parte dei quali nei confronti del Fisco.

Quella di Statuto e del suo collaboratore era una "condotta, assolutamente non occasionale o sporadica, ma programmata e protratta nel tempo, sin dalla costituzione della società (Brera srl., ndr) che era verosimilmente già destinata al default", si legge nell'ordinanza di custodia cautelare. Per il giudice è "concreto ed attuale il pericolo  di commissione di delitti della stessa specie () considerate le modalità con le quali sono stati commessi i fatti () e le negative personalità di entrambi gli indagati". "Appare quindi evidente la spregiudicatezza della condotta degli indagati - sottolinea il gip - finalizzata alla creazione di società a mero scopo speculativo, le quali sono state sistematicamente ed in maniera  preordinata portate al fallimento". In merito poi al ruolo di Statuto, per il gip emerge "con chiarezza che lo stesso rappresenta il fulcro attorno a cui ruota l'attività illecita de qua, essendo il referente del gruppo societario cui appartengono le compagini coinvolte nei fatti oggetto di contestazione". Un dato questo che "rende non solo concreta la probabilità di reiterazione di condotte delittuose in ambito societario ma anche attuale. Risulta che Statuto ha rivestito e riveste tutt'ora cariche amministrative all'interno di società che operano nel settore anche a seguito di nomine recenti; ugualmente ha detenuto e detiene partecipazioni in numerose società, alcune delle quali da lui stesso amministrate". Quanto a Negrini infine, non si tratta di "un mero prestanome" conclude il gip ma di un soggetto "fattivamente inserito nell'organizzazione societaria che fa capo a Statuto".

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