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Roma, detenuto sequestrato e violentato in carcere Regina Coeli

20 aprile 2022 | 11.13
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Su quanto accaduto nel reparto isolamento Covid è stata aperta un'inchiesta

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Detenuto sequestrato e violentato nel carcere romano di Regina Coeli. L'episodio risale alla scorsa settimana e si è verificato in una sezione che ospita detenuti positivi al Covid in isolamento. Lo apprende l'Adnkronos da fonti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che riferiscono che il detenuto è stato seguito, prima in ospedale, dove è stato subito portato, sia poi al rientro in carcere, da personale sanitario e da psicologi. Su quanto accaduto è stata aperta un'inchiesta.

I tre erano in una camera di pernottamento nella sezione allestita per i casi Covid: erano, infatti, risultati positivi all'inizio di aprile ed erano stati spostati lì. La vittima ha subito riferito il fatto al personale ed è scattato il protocollo: è stato portato in infermeria, poi, al pronto soccorso per gli accertamenti di natura sanitaria. E' stato immediatamente avvisato il pm di turno e quando il detenuto è rientrato ha presentato formale denuncia. Sono in corso accertamenti su disposizione del pm che ha in mano l'inchiesta.

IL COMMENTO DEL SAPPE - A quanto riferisce il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria sono stati due detenuti di origine slava a sequestrare e violentare l'uomo, di origine italiana, dopo averlo legato e sotto la minaccia di un coltello. "Due detenuti di origine slava, con reati di rapina ed altro, hanno sequestrato e violentato un altro detenuto, di origine italiana, ristretto per reati di droga - racconta Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sappe -. Grazie all'intuizione degli uomini del Corpo di polizia penitenziaria, l'uomo è stato salvato in quanto veniva minacciato con un coltello rudimentale e tenuto legato sempre con una corda rudimentale. E' stato trasportato in ospedale, dove hanno riscontrato gravi lesioni all'ano. Un episodio vergognoso e raccapricciante certamente favorito dall'allentamento della sicurezza interna dovuto alla vigilanza dinamica".

Donato Capece, segretario generale del Sappe, punta il dito contro il sistema della "vigilanza dinamica": "Questi sono i frutti di una sorveglianza ridotta in conseguenza della cervellotica vigilanza dinamica, dell'autogestione delle carceri e dai numeri oggettivi delle carenze di organico del Reparto di Polizia Penitenziaria di Roma Regina Coeli".

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