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Roma, stangata in clinica per l'ambasciatore russo: "18mila euro per visita a mia moglie"

17 gennaio 2015 | 16.13
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Un conto 'salato' per l'assistenza prestata in regime privato alla consorte da alcuni specialisti in una clinica romana. E' quanto avrebbe denunciato il diplomatico in Italia che ha scritto una lettera inviata all'Ordine dei medici della Capitale, ora in attesa di visionare la segnalazione. Il presidente Roberto Lala spiega: "Il caso sarà sottoposto alla Commissione congruità parcelle che potrà però soltanto emettere un parere non vincolante".

Roma, stangata in clinica per l'ambasciatore russo:

"L'Ordine dei medici non può più sottoporre a procedimenti disciplinari i camici bianchi che chiedono parcelle salate e non congrue ai pazienti seguiti privatamente. Le norme sono cambiate da anni e non esistono tariffari di riferimento". Lo spiega all'Adnkronos Salute il presidente dell'Ordine dei medici di Roma, Roberto Lala, in merito al caso dell'ambasciatore russo in Italia che, secondo quanto riferito oggi dal quotidiano 'la Repubblica', si è visto presentare un conto di 18 mila euro per l'assistenza prestata in regime privato (al di fuori del Servizio sanitario nazionale) alla moglie in preda a dolori di pancia da alcuni specialisti in una clinica di Roma.

L'ambasciatore ha dichiarato di aver scritto all'Ordine e Lala adesso è "in attesa di ricevere materialmente la segnalazione, non ancora arrivata a destinazione - precisa - Spero di averla lunedì". Quando le carte saranno sul tavolo, "il caso sarà sottoposto come da prassi alla Commissione congruità parcelle che potrà esprimere solo un parere non vincolante sul fatto che il conto presentato sia o meno in linea con gli emolumenti e le tariffe che, secondo le statistiche, sono fatturati attualmente in media in Italia". E basta. Perché l'Ordine ha le mani legate. "Possiamo entrare nel merito e pronunciarci sul fatto che la parcella presentata all'ambasciatore sia congrua rispetto a quanto normalmente richiesto o sia troppo alta. Ma c'è massima libertà contrattuale tra l'erogatore del servizio e il fruitore".

Anche se, ammette Lala, "esiste una procedura corretta: il medico deve dire al paziente la tipologia di assistenza che intende prestargli, gli esami necessari e così via, e qual è il costo stimato. Salvo imprevisti che si possono presentare e richiedere ulteriori prestazioni non pattuite, facendo lievitare il conto finale. In questo caso l'assistito deve essere comunque informato e gli deve essere fornita una motivazione sui costi aggiuntivi. Sono norme di carattere generale, di trasparenza, che stabiliscono questo tipo di rapporto".

Sul caso specifico dell'ambasciatore russo, la Commissione valuterà le carte prodotte dal paziente e poi sentirà anche le osservazioni della controparte medica. "In base alle note che verranno fornite si stabilirà se a nostro avviso le parcelle richieste sono congrue". Certo, riflette il presidente dell'Ordine dei medici di Roma, "era molto meglio prima quando era possibile un più ampio margine di intervento. Era più corretto avere il riferimento a un tariffario minimo e massimo. Una tutela sia per il paziente che per il medico e una garanzia in più che oggi è stata tolta. Il danno, anche nel caso di prezzi troppo bassi oltre che di quelli eccessivi, è infatti sia al cittadino che alla categoria dei camici bianchi. Ora non possiamo intervenire in nessun caso. Una situazione che si ripercuote anche sulla qualità delle prestazioni e indirettamente sulla sanità pubblica".

Questa situazione, continua Lala, è stata motivata "in nome del diritto alla liberalizzazione della parcella. In linea di principio è giusto, ma in sanità non è così semplice. Quando c'è in ballo la salute le regole dovrebbero essere molto più vincolanti". L'Ordine dunque non può inviare i medici, nel caso di parcelle 'gonfiate', davanti alla commissione disciplinare. Ma il paziente, che si sente danneggiato e decide di portare il suo caso in sede giudiziaria, può far valere il parere dell'Ordine in quella sede.

"E in presenza di una condanna - ragiona Lala - le cose cambierebbero perché si potrebbe innescare anche una procedura ordinistica a carico dei camici riconosciuti responsabili di qualcosa. Ma il percorso diventerebbe ben più lungo". L'ambasciatore russo, conclude il numero uno dei medici romani, "ha comunque riconosciuto l'Ordine come un interlocutore. Un passaggio non così automatico neanche per i cittadini italiani". I casi di parcelle ritenute anomale che approdano alla Commissione ad hoc dell'Ordine romano, uno dei più numerosi con i suoi oltre 41 mila iscritti, sono comunque pochi: "Saranno circa 7-8 al mese, forse anche perché non sono frequenti i casi in cui vengono chiesti conti eccessivamente alti", conclude.

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