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Roma, uccise Vanessa Russo con ombrellata: concessi servizi sociali a Doina Matei

25 gennaio 2017 | 12.52
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

Uccise con un ombrellata nell'occhio Vanessa Russo nel 2007, durante una lite in metropolitana, ora Doina Matei ha chiesto e ottenuto di poter essere assegnata in prova ai servizi sociali. Il Tribunale di Sorveglianza di Venezia ha infatti concesso l'assegnazione in prova alla donna: a confermarlo all'Adnkronos il suo difensore, l'avvocato Nino Marazzita.

Il regime di semilibertà era stato sospeso nell'aprile dello scorso anno dopo che Doina Matei aveva postato su Facebook alcune foto di lei sorridente al mare, circostanza che aveva suscitato l'indignazione dei familiari della vittima e polemiche. All'epoca il Tribunale sospese la semilibertà alla donna, salvo poi riconfermarla ritenendo l'errore commesso non così grave da "incidere in profondità nel processo rieducativo in corso". Per l'omicidio di Vanessa Russo, Doina Matei deve scontare ancora tre anni.

"Non frequenterà, neanche sotto falsa identità, social forum, avvalendosi di qualunque mezzo tecnologico che consenta tale frequenza". Questa, a quanto apprende l'Adnkronos, una delle prescrizioni previste nella concessione di affidamento.

La donna lavorerà presso una cooperativa sociale di Venezia e dovrà fissare la propria dimora a Venezia con l'obbligo di non mutarla se non previa autorizzazione del magistrato di sorveglianza. Potrà uscire dall'abitazione dalle 6 alle 22 e non potrà allontanarsi dalla provincia né viaggiare all'estero. Tra le prescrizioni anche il divieto di abusi di alcolici e l'uso di stupefacenti. In violazione delle prescrizioni lo stato di semilibertà potrà essere sospeso e poi revocata anche con effetto retroattivo.

"Le è stato restituito, seppure in ritardo, quello che le doveva essere restituito prima", cioè la libertà, sia pure limitata da prescrizioni piuttosto severe. Così commenta la sentenza l'avvocato di Matei, Nino Marazzita. Il difensore sottolinea come, considerando i vari casi di omicidio preterintenzionale, la Matei sia tra i condannati che hanno subito una carcerazione più lunga. Secondo il difensore, la giovane donna, romena, ha "scontato il clima forcaiolo e anti-straniero" che si respirava al momento della sentenza.

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