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Roma: una tassista racconta, questo lavoro è una battaglia

09 maggio 2015 | 18.10
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Da 18 anni alla guida di un'auto bianca: "Dopo l'aggressione alla collega sono in lutto. Seppure ci muoviamo con professionalità contro chi colpisce alle spalle purtroppo si può fare poco"

(Infophoto)
(Infophoto)

"Questo lavoro è una battaglia da quando entriamo in macchina fino al momento in cui non scendiamo". Francesca da 18 anni lavora come tassista nella capitale dopo aver seguito le orme del papa' e del nonno anche loro tassisti. E all'indomani della violenza subita dalla sua collega a Piana del Sole non nasconde la rabbia per quello che è accaduto. "Da ieri ho un senso di vuoto - racconta all'AdnKronos la tassista - sono in lutto".

"Io ho seguito il lavoro di mio padre e prima di mio nonno e a 21 anni ho preso il taxi - dice Francesca che è anche moglie e madre- ma la mia famiglia non vive bene il mio lavoro. Più di una volta mi è capitato di vivere situazioni di grande spavento perché non sai mai chi sale a bordo. Almeno quattro volte sono stata minacciata di aggressioni ma per mia fortuna alla fine si sono limitati a non pagarmi una corsa e così me la sono sempre cavata. Avances poi se ne ricevono, da persone di tutte le età, da insospettabili padri di famiglia agli impiegati che escono dal lavoro. Seppure ci muoviamo con professionalità siamo donne - sottolinea - più fragili e contro chi ti colpisce alle spalle purtroppo si può fare poco".

"Per scelta e per fortuna da quando il comune di Roma ha accordato la possibilità di scegliere un turno, io ho scelto di lavorare sola la mattina - spiega - evitando la notte anche se questo non ti mette al riparo da tutti i pericoli. Quando si prende un cliente a bordo non puoi mai dire è una persona buona o cattiva. E' il nostro lavoro - sottolinea - provo a lavorare senza pensare al pericolo. Uso certo piccoli accorgimenti come usare l'auricolare per tentare di comunicare velocemente con qualcuno ma siamo per strada e ne vediamo tante e subiamo tante".

Da piu' parti dopo l'aggressione si è tornato a a parlare di installare telecamere sui taxi. "Sicuramente potrebbero essere d'aiuto - dice la tassista. In passato abbiamo provato a installare uno schermo divisorio che però non ha preso piede ma poteva essere un aiuto per sentirsi le spalle protette. Io l'ho provato e mi sentivo più sicura, poi se il cliente decide di minacciarmi e viene allo sportello ho almeno il tempo di chiudermi nell'abitacolo".

Oltre al rischio aggressioni "quotidianamente - racconta ancora Francesca - ci confrontiamo con un clima avvelenato: automobilisti che minacciano di ammazzarti di botte per un incrocio bloccato. La strada è diventata una giungla, io ho notato, mio malgrado, che in questi 18 anni è cresciuta l'aggressività".

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