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Banche: Romani (Fiba), su popolari operazione immotivata e pericolosa

21 gennaio 2015 | 14.15
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Il leader del sindacato lavoratori credito Cisl: sul mercato titoli che andranno in mani straniere (video).

Giulio Romani - (foto Labitalia)
Giulio Romani - (foto Labitalia)

Non piace alla Fiba, sindacato dei lavoratori del credito della Cisl, il decreto varato ieri dal Consiglio dei ministri con la riforma delle banche popolari. "Fiba Cisl -dichiara a Labitalia Giulio Romani, segretario generale dell'organizzazione sindacale del credito- ha espresso immediatamente un giudizio negativo di questa operazione, che è innanzitutto ingiustificata nella forma perché l'utilizzo di un decreto legge dovrebbe essere legato a motivi d'urgenza e non si capisce quali siano questi motivi 'urgenti' per la riforma del sistema delle banche popolari".

Ma soprattutto, prosegue Romani, toscano, proveniente dalla rappresentanza sindacale in Mps, "il decreto è ingiustificato nelle ragioni che vengono citate: ci è stato detto infatti che serve a liberare risorse per il sistema delle piccole e medie imprese, ma per fare questo non ci sembra il caso -avverte- di cancellare il sistema delle banche popolari che ha finanziato per il 70% proprio le pmi e che anche negli anni di crisi ha continuato ad aumentare il finanziamento al sistema delle pmi mentre le banche spa hanno disinvestito e hanno diminuito il credito a quel settore".

"Quindi -riassume Romani- il decreto a noi non solo sembra immotivato nella forma e nelle ragioni, ma sembra anche molto pericoloso perché significa immettere sul mercato quantità molto significative di titoli azionari del sistema bancario italiano che molto probabilmente verranno assorbite da banche straniere".

Romani sottolinea "il rischio che il sistema delle banche popolari, che è stato sempre nei suoi 150 anni di storia al servizio del Paese, della gente e delle piccole imprese, cambi 'padrone' e diventi un qualcosa al servizio di qualcuno che sta da un'altra parte".

Romani dice di non sapere se questo 'qualcuno' possano essere "banche straniere o speculatori". "Sappiamo però -sostiene il leader della Fiba Cisl- che il sistema attuale di governance ha garantito alle banche popolari la possibilità di crescere, di essere più solide delle altre. Gli stress test dicono che non sono le e banche popolari ad avere problemi in questo Paese, e dicono che i problemi di governance le hanno avuto soprattutto le banche spa".

"Carige e Mps -rimarca Romani- non sono banche popolari. Quello che oggi vediamo, invece, è che vengono attaccate le popolari e, con loro, viene attaccato l'ultimo baluardo di democrazia economica che sussisteva in questo Paese: quello del voto capitario, una testa un voto che consentiva ai piccoli di contare qualcosa. Ci auguriamo ora che il presidente Grasso non firmi questo decreto perché non ricorre a motivi d'urgenza e perché -conclude- a nostro avviso ci sono anche profili di incostituzionalità".

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