Il premier rumeno Victor Ponta rinuncia al suo incarico: pressato dalla rabbia delle decine di migliaia di persone che sono scese in strada ieri per contestare lui e il suo governo, a seguito degli scandali di corruzione e del rogo in una discoteca di Bucarest che venerdì scorso ha fatto 32 morti (un centinaio di persone sono ancora ricoverate in ospedale) Ponta ha scelto di farsi da parte. "La rabbia è legittima. Sarebbe stato un grosso errore ignorarla", ha ammesso.
"Devo ammettere che c'è una rabbia legittima nella nostra società e anche il senso di urgenza legittimo di assumersi maggiori responsabilità di quanto non abbiano fatto i proprietari del nightclub. La gente vuole più di questo e per me sarebbe un grave errore ignorarlo", ha affermato parlando con i giornalisti con riferimento al rogo. "Non credo sia giusto addossare questa responsabilità alle squadre di soccorritori o ai sindaci, ai sottosegretari o ministri. Io stesso sono pronto a compiere questo gesto chiesto da gran parte della società. A partire da oggi rimetto il mio mandato di primo ministro e il mandato del governo rumeno".
I rumeni attribuiscono la responsabilità dell'incidente in discoteca alla corruzione diffusa che ha consentito che un posto privo delle necessarie condizioni di sicurezza potesse funzionare indisturbato. Ma Ponta deve far fronte anche ad un processo per corruzione: a salvarlo dall'arresto è stato il rifiuto del parlamento di revocare la sua immunità, come era stato invece chiesto dalla procura.
La Corte Suprema ha avviato il procedimento a suo carico lo scorso 21 settembre con l'accusa di falso, evasione fiscale e riciclaggio. Il presidente Klaus Iohannis e rivale politico di Ponta lo aveva esortato a dare le dimissioni, sottolineando come in caso contrario avrebbe arrecato danno alla spinta anticorruzione avviata nel paese, con processi e sentenze che hanno coinvolto funzionari di alto grado. Tra loro l'ex ministro Adrian Nastase. Un anno fa, Ponta era stato sconfitto da Iohannis alle presidenziali.
