Valentino Rossi ha già conosciuto la ‘fatal Valencia’. Ora, bisogna assolutamente evitare il bis. Il ‘Dottore’ va a caccia del titolo MotoGp nell’ultimo Gp dell’anno, in programma l’8 novembre sull’asfalto del Ricardo Tormo. Avrà bisogno di un miracolo, o quasi, per risalire dall’ultima posizione in griglia e tamponare l’assalto finale del compagno-rivale Jorge Lorenzo. Il rischio di tornare ai box con l’amaro in bocca è alto, altissimo (Vai allo speciale).
Lo sa Rossi e lo sanno i suoi tifosi, consapevoli che il trionfo del loro beniamino sarebbe una vera impresa sportiva. Se il titolo dovesse evaporare, in una stagione condizionata da veleni e polemiche, la delusione sarebbe palpabile ma non si potrebbe certo parlare di fallimento o harakiri, termini gettonatissimi 9 anni fa.
Il 28 ottobre 2006, Rossi gettò alle ortiche la corona di re della MotoGp regalandola di fatto allo statunitense Nicky Hayden. Con un banale ottavo posto, l’italiano avrebbe archiviato la stagione da dominatore. E invece? Invece una caduta al quinto giro trasformò la festa in incubo: Hayden, un regolarista ma non un fenomeno, ringraziò e si prese l’iride chiudendo la gara al terzo posto.
“Mi sarebbe piaciuto rimanere imbattibile come nei fumetti ma questa volta non ce l'ho fatta, mi dispiace”, disse Rossi a motori spenti. Deluso, sì, ma non affranto. In fondo, a 27 anni, aveva appena abdicato dopo 5 Mondiali vinti uno dietro l’altro. Ora il quadro è diverso: la carta d’identità non è più verdissima e, a 36 anni, le chance vanno colte al volo in uno sport sempre più competitivo e spietato. Un’impresa ‘2.0’ a Valencia avrebbe un valore speciale e, dopo le polemiche delle ultime settimane, un peso enorme non solo per la bacheca del centauro tricolore.
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