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Archeologia: Carabinieri Tpc sventano traffico reperti, arrestate 9 persone

01 dicembre 2015 | 12.11
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La sede dei Carabinieri Tpc di Piazza Sant'Ignazio a Roma
La sede dei Carabinieri Tpc di Piazza Sant'Ignazio a Roma

Rubavano reperti archeologici da ville di Roma o da siti del centro Italia e li spedivano in Spagna, dove finivano sul mercato internazionale. E' il risultato dell'indagine portata avanti dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale che, con l'aiuto dei comandi provinciali di Roma, Foggia e Bari, hanno eseguito stamattina una vasta operazione che ha portato all'arresto di nove persone, tra capi e promotori di un'articolata associazione per delinquere finalizzata a furto, ricettazione ed esportazione illecita di beni culturali, rubati da ville romane (tra le quali Villa Torlonia, Villa Borghese, Villa Pamphili e Villa Medici) e da aree archeologiche del centro Italia.

I provvedimenti di custodia cautelare sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Roma a conclusione dell'operazione, denominata 'Dominus', coordinata da Giancarlo Capaldo e Maria Letizia Golfieri della Procura della Repubblica di Roma. Le operazioni hanno portato al recupero di oltre cento beni del valore complessivo superiore a 1 milione di euro. Tra le opere recuperate, un busto marmoreo acefalo del II-III secolo d.C., rubato il 2 settembre 2010 all'Orto Botanico di Roma, e una statua in marmo raffigurante Venere, del II secolo d.C., rubata il 13 maggio 2010 da Villa delle Sirene sull'Appia Antica.

In sostanza, la banda era formata da alcune 'menti' che pianificavano i colpi, e da una manovalanza, per lo più straniera, che li eseguiva materialmente. Per comunicare tra loro, i malviventi usavano frasi in codice tipo 'stasera andiamo a mangiare la pizza', per pianificare un furto, oppure 'stasera la pizza è troppo dura', per spiegare che non erano riusciti a portare a termine il furto stesso. I reperti, una volta rubati, venivano caricati sulle automobili e spediti in Spagna, via terra oppure via mare, utilizzando la tratta Civitavecchia-Bercellona, da dove arrivavano ai compratori internazionali, che spesso li avevano 'scelti' nel corso di un viaggio in Italia. L'indagine, che ha beneficiato di rogatorie internazionali con gli Stati Uniti e la Spagna, vede 60 indagati per il reato di associazione a delinquere dedita al furto aggravato, alla ricettazione e al traffico internazionale di beni culturali.

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