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Russia: economisti d'accordo, crollo prezzo petrolio porterà a recessione

29 novembre 2014 | 18.38
LETTURA: 5 minuti

La soglia di rischio è il prezzo di 80 dollari al barile per l'Urals, il greggio da esportazione russo. Sarebbe la prima congiuntura negativa dal 2009. L'economia non regge più al peso delle sanzioni internazionali e al rallentamento della domanda interna

Una piattaforma petrolifera (Foto Xinhua)
Una piattaforma petrolifera (Foto Xinhua)

Con il crollo del prezzo del petrolio la Russia si trova ad un passo dalla recessione. E' il verdetto di un sondaggio condotto da Bloomberg che ha raccolto i pareri di 32 economisti internazionali. Secondo il gruppo di esperti le probabilità che l'economia russa faccia segnare nei prossimi 12 mesi una crescita negativa sono aumentate del 75 per cento. Il livello più alto, da quando questo tipo di rilevazione venne inaugurata due anni fa.

A segnare il confine tra il segno più e quello meno davanti al pil russo sarà l'eventuale scivolamento a 80 dollari al barile del prezzo dell'Urals, il petrolio da esportazione russo usato come parametro per i prezzi. Sette anni fa, il petrolio Urals veniva venduto ad una media di 70 dollari al barile e l'economia russa cresceva dell'8,5 per cento all'anno. Nel periodo dal 15 ottobre al 15 novembre, secondo i dati del ministero delle Finanze di Mosca, il petrolio Urals ha viaggiato su una media di 82,67 dollari al barile, in netto calo rispetto ai 91,75 dollari al barile del mese precedente.

La Russia, che ricava circa metà delle proprie entrate di bilancio dai proventi fiscali derivanti dal petrolio e dal gas, si sta quindi avvicinando a grandi passi verso la sua prima congiuntura negativa dal 2009, dopo aver schivato la recessione quest'anno, nonostante la crisi e l'isolamento internazionale causati dall'annessione della Crimea a marzo e dall'appoggio ai separatisti filorussi in Ucraina.

La domanda interna non compensa le perdite, mentre l'economia è colpita dalle sanzioni

La domanda interna, che rappresenta metà dell'economia russa, valutata nel complesso due trilioni di dollari, non riesce a compensare le perdite derivanti da un mercato del petrolio fermo, in un quadro globale di produzione in eccesso. "La crescita della domanda interna, che ha costituito il volano maggiore negli ultimi anni, si è quasi esaurita", spiega Anna Bogdyukevich, economista della Zao Unicredit Bank. "L'economia -aggiunge- potrebbe contrarsi anche se i prezzi del petrolio dovessero mantenersi ai livelli attuali per un periodo esteso di tempo".

Assediata dalle sanzioni europee ed americane per via della crisi Ucraina, l'economia russa soffre di una contrazione degli investimenti, della più massiccia fuga di capitali dal 2008 e di una crescente inflazione, la più rapida degli ultimi tre anni. La banca centrale russa il mese scorso ha alzato il tasso di interesse al livello più altro dal settembre 2013.

Tutte indicazioni che la recessione è dietro l'angolo, secondo Wolf-Fabian Hungerland, economista della Berenberg Bank di Amburgo. ""La fuga di capitali, l'inflazione, gli alti tassi di interesse, il trambusto finanziario e il numero crescente di aziende che falliscono si tradurranno in una recessione entro il prossimi 12 mesi -spiega- Quest'anno la Russia potrà cavarsela, ma la recessione sta arrivando".

Negli ultimi tre mesi il rublo si è indebolito del 25% sul dollaro

Negli ultimi tre mesi, il rublo si è indebolito di oltre il 25 per cento nei confronti del dollaro. Si tratta della peggiore performance tra le 170 valute che vengono monitorate da Bloomberg. Il Brent, il punto di riferimento al quale guardano i mercati per assegnare il prezzo al petrolio russo, per la prima volta dal settembre 2010 è sceso sotto i 75 dollari al barile a seguito della riunione di giovedì nella quale i Paesi dell'Opec hanno deciso di mantenere invariata la produzione.

Le conseguenze di quella decisione si tradurranno in un persistente eccesso di offerta, prevede Maxim Oreshkin, capo del dipartimento strategico del ministero delle Finanze russo. "In queste circostanze, anche uno scenario da 80 dollari al barile (per il petrolio Urals, ndr) per i prossimi anni può essere visto come moderatamente ottimistico", ha affermato giovedì. "Questa situazione -ha aggiunto- conferma ancora una volta la nostra posizione in base alla quale la politica fiscale russa dovrebbe adattarsi ai nuovi prezzi del petrolio, che rimarranno bassi per un periodo esteso di tempo".

A confermare lo scenario di un brusco rallentamento dell'economia sono arrivate anche le previsioni della banca centrale russa che il 10 novembre, nel suo outlook per il 2015, ha stimato una crescita zero e ha spostato di un anno, al 2016, l'obiettivo di un'inflazione al 4 per cento. Secondo un'analisi di Bloomberg, il pil russo crescerà di appena lo 0,1 per cento il prossimo anno, rispetto allo 0,8 per cento stimato un mese fa. L'inflazione, invece, raggiungerà in questo trimestre il 9,3 per cento e salirà fino al 9,3 per cento nei primi tre mesi del 2015, prima di rallentare.

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