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Putin: "Ankara rimpiangerà quello che ha fatto". Erdogan: "Mosca traffica petrolio con Is"

03 dicembre 2015 | 09.55
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Putin:

E' confermato per questo pomeriggio a Belgrado l'incontro fra i ministri degli esteri di Russia e Turchia, Sergei Lavrov e Mevlut Cavusoglu, anche se le accuse fra i due paesi continuano con toni non certo attenuati. Vladimir Putin liquida la leadership turca come "cricca al potere" che, ha aggiunto, "rimpiangerà quello che ha fatto" e Recep Tayyp Erdogan che ribalta le accuse di Mosca e sostiene di aver le prove del coinvolgimento della Russia nel traffico del petrolio dell'Is e anticipa di essere pronto "a rivelarle al mondo".

Sarà un incontro breve, quello organizzato fra Lavrov e Cavusoglu a margine della riunione ministeriale dell'Osce, anticipa una fonte della delegazione russa citata da Ria Novosti. Mentre il consigliere per la politica estera del Cremlino Yuri Ushakov spiega con toni pacati che davvero "è prematuro parlare del ritorno alla normalità delle relazioni con la Turchia", prematuro, aggiunge, proprio a causa delle accuse rivolte da Mosca a Erdogan e alla sua famiglia.

Fonti di Ankara rilanciate dal quotidiano Hurriyet indicano che si svolgerà alle 15.30 il colloquio fra Lavrov e Casuvoglu, il primo di alto livello fra i due paesi dopo l' abbattimento il 24 novembre scorso, del Sukhoi-24 russo da parte delle forze turche, e le accuse precisate ieri alla leadership turca, che secondo Mosca sarebbe coinvolta nel traffico di petrolio da Siria e Iraq gestito dall'Is .

In mattinata a Mosca Vladimir Putin ha iniziato il suo tradizionale discorso alla nazione di fronte al Consiglio della federazione nella salone di San Giorgio del Cremlino, luogo "storico della gloria militare russa", chiedendo ai quasi 1.300 invitati, fra cui le vedove del pilota dell'Su-24 e del militare dell'equipaggio dell'elicottero, un minuto di silenzio per ricordare i militari uccisi in Siria. Il presidente russo non ha fatto marcia indietro sulle accuse precisate ieri al ministero della difesa, ma anzi ha ribadito che la Russia "sa chi sono le persone che in Turchia si arricchiscono e consentono ai terroristi di fare profitti", ricavi usati "per reclutare mercenari, acquistare armi, organizzare attacchi terroristici disumani contro i nostri cittadini, francesi, libanesi, del Mali e di altri paesi". E Putin si spinge a parlare quasi come il suo rivale interno Aleksei Navalny, quasi incrinando il dogma contro le rivolte dal basso. I turchi sono "persone gentili, gran lavoratori, hanno talento e noi non li mettiamo sullo stesso piano dell'elite al potere adesso. Forse Allah ha deciso di punire la cricca al potere in Turchia, deprivandoli di intelletto e ragione", ha quindi affermato.

Il presidente russo ha escluso "tintinnar di sciabole, reazioni isteriche, nervose o rischiose per noi e per il mondo intero", ma anticipato risposte più dure del bando alle importazioni di pomodori e altri prodotti. "Ricorderemo loro molte volte al giorno quello che hanno fatto e rimpiangeranno più di una volta quello che hanno fatto", si è limitato ad anticipare, riproponendosi al paese come leader che si batte contro il terrorismo, come fece arrivato quasi sconosciuto al Cremlino in reazione alle bombe di Mosca (affermando che gli autori degli attentati del periodo 1999-2000 avevano trovato rifugio e finanziamenti proprio in Turchia). Nessun accenno nel discorso durato circa un'ora all'Ucraina o al Donbass.

Il premier turco Ahmet Davutoglu definisce invece le accuse precisate ieri dalla Russia come "menzogne sovietiche". "Durante la guerra fredda, c'era una macchina di propaganda sovietica che produceva menzogne a cui loro stessi credevano per primi e si aspettavano che anche il mondo ci credesse", ha detto in una conferenza stampa presso l'aeroporto di Ankara, prima della sua partenza per l'Azerbaigian, la sua prima missione all'estero dalla fiducia del Parlamento al nuovo governo, con in programma incontri con il presidente Iljham Aliyev e con la controparte Artus Rasizade. Queste abitudini di stampo sovietico stanno "riemergendo una a una", ha aggiunto. "Nessuno darà credito alle menzogne della macchina di propaganda sovietica", ha concluso, il premier, citato dall'agenzia Anadolu, e assicurando che Ankara sta facendo il possibile per il controllo della frontiera con la Siria.

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