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Ryanair riparte a luglio con 40% dei voli e obbligo mascherine

12 maggio 2020 | 14.33
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"Pronti a fare appello se Ue approva aiuti di Stato ad Alitalia" dice all'Adnkronos David O'Brien, Chief Commercial Officer

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

La compagnia aerea low-cost Ryanair prevede di ripristinare il 40% dei suoi voli regolari a partire dal 1° luglio, subordinatamente all'eliminazione delle restrizioni relative a Covid-19 sui voli all'interno dell'Unione Europea. Ryanair ha affermato che richiede anche "efficaci misure di salute pubblica" da attuare negli aeroporti prima di iniziare un programma giornaliero di circa 1.000 voli, ripristinando il 90% delle sue rotte. La compagnia aerea ha spiegato che attualmente opera solo 30 voli con un "programma giornaliero scheletrico", dopo che i governi di tutta Europa hanno imposto misure di distanziamento sociale e severe restrizioni sui viaggi internazionali. Ryanair prevede di riprendere le operazioni nella maggior parte delle sue 80 basi in Europa, ma che opererà meno voli sulle sue rotte principali. Ha sottolineato che cambierà i servizi di biglietteria, check-in e bagagli per migliorare la distanza sociale e ridurre il rischio di diffusione del nuovo coronavirus.

La compagnia aerea ha spiegato che i passeggeri verranno sottoposti a controlli della temperatura all'ingresso dell'aeroporto e dovranno indossare mascherine facciali in ogni momento, anche durante i voli.

"Dopo quattro mesi di isolamento, è tempo di far volare di nuovo l'Europa, così da poter riunire amici e famiglie, permettere alle persone di tornare al lavoro e riavviare l'industria del turismo europeo, che fornisce così tanti milioni di posti di lavoro", ha detto Eddie Wilson, amministratore delegato di Ryanair.

Il capo del gruppo Ryanair, Michael O'Leary, ha spiegato alla Bbc che un requisito di 14 giorni di quarantena per gli arrivi in Gran Bretagna, dove la compagnia aerea svolge gran parte della sua attività, è "inapplicabile''.

Ryanair ha sottolineato di voler ripartire con voli giornalieri o settimanali sulle principali tratte, scegliendo di ripristinare il servizio sul maggior numero di rotte, anziché operare un servizio ad alta frequenza su un numero ridotto di tratte. Fra le modifiche richiesta ai clienti una riduzione del numero di bagagli registrati, visto che - come spiega all'Adnkronos il Chief Commercial Officer David O'Brien "preferiamo avere minori ricavi, ma ridurre la permanenza in quelle condizioni di maggiore affollamento, come il check-in con bagagli o l'imbarco". La compagnia sottolinea come tutti i propri aeromobili sono dotati di filtri HEPA (simili a quelli utilizzati nelle aree critiche degli ospedali) e tutte le superfici interne sono disinfettate ogni notte con prodotti chimici che hanno un'efficacia superiore alle 24 ore. A bordo degli aeromobili, l'equipaggio di Ryanair indosserà mascherine/altre coperture facciali e verrà effettuato un servizio di bordo limitato, comprendente bevande e snack pre-confezionati, e tutte le transazioni avverranno senza l’utilizzo di contanti. A bordo, saranno altresì proibite le file per i bagni, ai quali si potrá accedere individualmente e su richiesta. Come misura sanitaria temporanea, Ryanair richiederà ai passeggeri che voleranno nei mesi di luglio e agosto di compilare dettagliatamente (al momento del check-in) le informazioni relative alla durata della visita e l'indirizzo ove alloggeranno durante il soggiorno in un altro paese dell'UE, e tali informazioni verranno fornite ai Governi UE al fine di supportarli nelle attività di monitoraggio qualora siano in vigore norme sull'isolamento in caso di viaggio all'interno dell'UE.

LE ROTTE IN ITALIA - "Dal primo luglio anche in Italia ripartiremo praticamente in linea con i piani annunciati per il resto d'Europa, ovvero operando il 90% delle rotte ma con il 40% della capacità". Lo conferma all'Adnkronos David O'Brien, Chief Commercial Officer di Ryanair, spiegando che "la nostra compagnia nel vostro Paese opera in 29 aeroporti e ha 14 basi: a luglio avremo almeno un aereo in partenza da ogni base". Nella fase di ripartenza - aggiunge - "avremo circa 2000 voli a settimana da e per L'Italia su un totale di 7000 voli settimanali sul nostro intero network" anche se questa stima è condizionata "ovviamente alle possibili restrizioni sui viaggi" che potrebbero essere in vigore. "Intendiamo rispettare le normative nazionali, ma se ci fosse un divieto a occupare il sedile centrale nei nostri velivoli, sceglieremmo di non volare, perché sarebbe antieconomico" in un momento in cui le compagnie devono già affrontare enormi perdite. "Noi non siamo l'Alitalia, che può contare su 3 miliardi di soldi pubblici" per andare avanti "e se lo farà volando senza occupare il sedile centrale sarà uno spreco anche maggiore dei soldi dei contribuenti italiani. O'Brien ricorda che "tutte le analisi disponibili hanno confermato come non abbia fondamento l'idea che il contagio si diffonda di più con l'occupazione del sedile centrale". "Non intendiamo assolutamente criticare la risposta italiana al Covid-19, una risposta che ha dettato la linea ad altri Paesi europei. Oggi però - osserva - vediamo che altri gruppi, come Lufthansa, Air France e Iag sostengono il ricorso a mascherine e controlli delle temperature" come strumenti anti-contagio, sottolineando come sia "in corso una convergenza nell'approccio a livello europeo sulle regole", utili a combattere la pandemia.

L'OCCUPAZIONE - "In una compagnia efficiente come Ryanair traffico passeggeri e occupazione sono strettamente correlati, con una stima di ritorno in inverno al 75-80% della nostra capacità ciò significherebbe una perdita di posti pari al 20-25%, ma questi tagli non sarebbero applicati in maniera uniforme: dipenderà dalla velocità di recupero dei mercati, dal comportamento delle autorità e anche dal confronto con i sindacati sul taglio delle retribuzioni" dice all'Adnkronos David O'Brien, Chief Commercial Officer di Ryanair, ricordando come "in Europa abbiamo chiesto un tagli alle retribuzioni fino al 20%: su questo ci stiamo muovendo a velocità differenti da Paese a Paese". O'Brien precisa però di non voler "commentare sull'Italia dove abbiamo un ottimo rapporto con il sindacato principale" del settore. "In Italia abbiamo 2000 dipendenti diretti, un taglio del 20% significherebbe 400 posti, ma non significa affatto che vogliamo liberarci di 400 collaboratori" sottolinea O'Brien, ricordando la necessità di "cercare efficienza in un mercato debole". Quanto all'atteggiamento delle istituzioni - ribadisce - è fondamentale per il rilancio del settore turistico: "Ad esempio, se il governo aumenta le addizionali sull'imbarco per sovvenzionare Alitalia questo finirebbe solo con il danneggiare molti scali italiani minori, in termini di occupazione diretta e di indotto".

"Questa estate inizieremo a operare al 40% della capacità, forse arriveremo al 60% alla fine dell'estate, ma l'incognita è ciò che accadrà in inverno e nell'estate del prossimo anno. Le stime sono che il settore non tornerà prima dell'estate 2022 ai livelli di traffico del 2019. In Ryanair siamo molto efficienti e speriamo di tornarci già nell'estate 2021" sottolinea all'Adnkronos David O'Brien, ammettendo che nel settore del trasporto aereo post Covid-19 "i conti saranno disastrosi: quando non voli affatto hai almeno un'idea ragionevole di entrate e costi, mentre torneremo a volare in tempi incerti, ricchi di sfide: ci saranno tariffe basse, e anche perdite, oggi non abbiamo neanche modo di calcolare il tasso occupazione degli aerei". Di sicuro - ammette - "quest'estate voleremo in perdita, per questo non facciamo nessuna guidance sui conti futuri: è impossibile calibrare la capacità e fare i conti". "Adatteremo i nostri progetti mese per mese, anche perché le tariffe saranno basse" per invogliare i clienti a tornare a volare.

Nello scenario aperto dal coronavirus, fa notare parlando con l'Adnkronos, "vedo a livello nazionale una disintegrazione" del mercato aereo, "uno scivolamento all'indietro verso atteggiamenti contrari alla concorrenza: questo è un segnale pericoloso, un approccio negativo per l'Italia ma anche per tutti i Paesi europei". Ricorda, inoltre, che casi come quelli della polacca Lot "che ha avuto il monopolio sui voli di rimpatrio e ha aumentato prezzi " nonostante il sostegno del governo di Varsavia. E la carenza di concorrenza, aggiunge, "nel lungo termine danneggerà particolarmente le singole regioni: in Italia magari non si sentirà molto a Roma ma piuttosto al Sud o in Lombardia". "Crediamo che servano scelte politiche razionali e che guardino al futuro, Dobbiamo uscire dalla crisi - è il suo auspicio - pensando all'interesse a lungo termine dell'Italia e non a quello a breve termine di chi vive a Fiumicino".

GLI AIUTI DI STATO - "Al momento in Europa sono stati decisi almeno 30 miliardi in aiuti di Stato, attraverso sovvenzioni o garanzie sui prestiti, che non saranno probabilmente rimborsati. Ryanair partecipa ai programmi pubblici di sostegno all'occupazione: di questo siamo grati ai governi, ma sono aiuti trasparenti e che non discriminano nessuno" mentre "non riceviamo nessun aiuto di stato" a differenza della concorrenza. Lo sottolinea all'Adnkronos David O'Brien, ricordando come il sostegno alle retribuzioni "nel lungo termine non è sostenibile né per noi né per i governi". Se oggi il personale di Lufthansa viene pagato dal governo - osserva - "perché chiede 10 miliardi di euro allo stato tedesco in prestiti e azioni?" "Anche Ryanair - sottolinea - ha messo a disposizione di tutti i Paesi i propri velivoli per il rimpatrio di cittadini bloccati all'estero". Ma i singoli governi - privilegiando le ex compagnie di bandiera - hanno compiuto "mosse politiche, non patriottiche". Questi, spiega O'Brien, "sono comportamenti opportunistici e populistici".

ALITALIA - "Se la Commissione Europea dovesse approvare gli aiuti pubblici ad Alitalia, faremo appello contro la decisione, così come abbiamo fatto contro quelli decisi da Francia e Svezia" conferma all'Adnkronos David O'Brien, Chief Commercial Officer di Ryanair, che si dice "convinto che tutte le compagnie che riceveranno aiuti di stato alla fine resteranno 'grasse' e inefficienti. La soluzione non può essere - come ha fatto l'Italia per anni - dare denaro a compagnie come Alitalia. Soprattutto non ci possono essere interferenze" con le altre compagnie. "Alitalia non può essere 'imposta' ai concorrenti che ne pagheranno il rilancio" attraverso un aumento dell'addizionale sui diritti di imbarco. "Capisco che non si può negare oggi il denaro ad Alitalia per andare avanti, ma andrebbe fatto diversamente: le addizionali andrebbero cancellate, anche perché Alitalia non le paga da tempo. Per il rilancio di tutto il settore - conclude O'Brien - sarebbe meglio, e non discriminatorio, per un paio di anni eliminarle a tutte le compagnie".

"Alitalia copre il 20% del traffico aereo italiano, mentre Ryanair il 28%. Alitalia è una compagnia 'romana', noi siamo più 'italiani' di loro. Ma, soprattutto, se con la rinazionalizzazione il focus di Alitalia tornerà nazionale, questo significa che in futuro sarà una compagnia più piccola e non più grande" afferma all'Adnkronos David O'Brien, Chief Commercial Officer di Ryanair, ricordando il contributo del suo gruppo al rilancio degli scali più piccoli del nostro paese. Con il ritorno di un'Alitalia 'romano-centrica', osserva "domani chi sosterrà regioni come la Puglia, la Calabria, scali come Crotone o Lamezia?".

"Alitalia aveva avuto già 1,2 miliardi di soldi pubblici prima dei 3 miliardi promessi" con la 'rinazionalizzazione' annunciata dal governo italiano: "e non solo, da quello che leggiamo, i concorrenti dovranno contribuire al rilancio con un aumento delle tasse aeroportuali. Questa è la cosa peggiore che l'Italia può fare per la sua ripresa . Tutto il denaro che sarà dato ad Alitalia sarà sprecato, ma non è accettabile l'idea di farlo aumentando il peso per i piccoli aeroporti" più sensibili a questo tipo di tassazione. Parlando all'Adnkronos, O'Brien definisce "folle" l'idea di rilanciare il settore "imponendo il passaggio per Roma", base di Alitalia. Più di un aumento degli aggravi per i passeggeri, aggiunge, "al turismo italiano serve invece uno stimolo per volare".

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