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Musica: Sabbione feat. Aristocratica fa rivivere 'I bambini di poi' dei Matia Bazar

06 marzo 2017 | 19.21
LETTURA: 4 minuti

Mauro Sabbione in una scena del videoclip di 'I bambini di poi'
Mauro Sabbione in una scena del videoclip di 'I bambini di poi'

Dopo 34 anni dall’album di culto "Tango" dei Matia Bazar, Mauro Sabbione, tastierista e compositore del periodo elettronico della band, riprova a tessere la narrativa interrotta nel 1984 con la riproposta, in alcune date live, dei brani elettronici e postmoderni, 'I bambini di poi", "Vacanze romane", "Elettrochoc" e "Palestina" con i testi originali e censurati, raccogliendo anche gli “scarti”, gli inediti e i brani dispersi come "Casa mia" vero manifesto postmoderno scritto con Alessandro Mendini ed esposto al MOMA di New York o "Valzer d’oriente", all'epoca primo nelle charts giapponesi col titolo "Il treno blu" ed un preveggente e lancinante testo di Aldo Stellita.

Ci riesce con l’aiuto degli Aristocratica di Roberta Petteruti e Mauro Matteucci affiancati da Silvio Ricci, Claudio Cestari e Stefano Pallotti, la cover band ufficiale dei Matia Bazar. Con il gruppo romano di grande esperienza e capacità Sabbione ha in progetto di affrontare anche il complicato riallestimento del magico tour di Tango del 1983 che conquistò i creativi degli anni 80 e la pubblicazione della riedizione di questi brani.

Primo frutto di questa collaborazione è il video "Euroshima – I bambini di poi" di Luca Matteucci sceneggiato da Sabbione, in cui i fan ritrovano proprio lo spirito della perduta narrativa dell'epoca con gli omini stilizzati della cover del 1983.

"Entrare con gli Aristocratica negli studi Legend di Roma per registrare di nuovo questi brani - spiega Sabbione - è stato come riaprire le porte stagne di un rifugio che ha resistito alla guerra termonucleare tanto temuta nel 1983. L'intento è quello di recuperare un’epica narrativa interrotta precocemente da inevitabili eventi e mutazioni genetiche degli storici protagonisti, assieme a me, Aldo Stellita, Antonella Ruggiero, Carlo Marrale e Giancarlo Golzi, con cui avevano programmato una epopea postmoderna assai più strutturata, nel magico periodo elettronico 1981/84. Una narrativa precisa che nasceva nel rifiuto del naif e delle pailettes, nello studio delle metropoli europee, nelle scuole del Bauhaus, che ha consegnato all’umanità diversi capolavori musicali come Vacanze romane, Elettrochoc, Bambini di poi, Palestina, Fantasia, Casa Mia, ma contro la quale si era scatenata già nella fase costituente la censura dei discografici, della stampa, delle tv, dei censori del mondo musicale miseramente collassato con la fine del secolo XIX", aggiunge Sabbione.

Perché proprio gli Aristocratica? "Roberta Petteruti, Mauro Matteucci, Silvio Ricci, Claudio Cestari e Stefano Pallotti, stavano lavorando da anni sulla lunga storia musicale dei Matia, guadagnandosi l’accredito di cover band ufficiale chiamandosi kafkaniamente Aristocratica quando ci siamo incontrati: i due universi paralleli si sono fusi, hanno collimato prepotentemente".

Il video ammicca proprio a questa operazione di recupero, con i protagonisti (lo stesso Sabbione e Roberta Petteruti, la cui voce incarna perfettamente la impegnativa estensione vocale del brano) che incontrano sul loro cammino diversi 'reperti' tecnologici degli anni '80: "E’ stato semplice riscoprire le macchine ossidate, togliere i teli polverosi, mettere in moto nuovamente il meccanismo sollecitato in date alpha di grande successo e ripartire verso l’infinito. Il mondo è cambiato, ma noi sapevamo già in che modo sarebbe cambiato", conclude Sabbione.

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