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Salone del Libro, fuori Altaforte

08 maggio 2019 | 21.54
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(Fotogramma)
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La Città di Torino e la Regione Piemonte, soci fondatori del Salone del Libro, hanno chiesto alla associazione ‘Torino, la città del libro’ al Circolo dei Lettori e al Comitato di indirizzo del Salone del Libro che organizzano la manifestazione, di rescindere il contratto con la casa editrice Altaforte. La richiesta, si legge in una nota, "alla luce della situazione che si è venuta a creare, che rende impossibile lo svolgimento della prevista lezione agli studenti di Halina Birenbaum, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, e alle forti criticità e preoccupazioni espresse dagli espositori in relazione alla presenza e al posizionamento dello stand di Altaforte". "E’ necessario tutelare il Salone del Libro, la sua immagine, la sua impronta democratica e il sereno svolgimento di una manifestazione seguita da molte decine di migliaia di persone", conclude la nota.

"Noi siamo organizzatori del Salone, c’è stato un atto politico di Comune di Torino e di Regione Piemonte e noi ci siamo limitati ad eseguire la richiesta" ha detto all’Adnkronos, Silvio Viale, presidente dell’associazione ‘Torino Città del Libro’ a proposito della richiesta di rescissione del contratto. A quanto apprende l'Adnkronos sarebbe già stata inviata ad Altaforte una comunicazione in cui si revoca l’ammissione al Salone insieme all’utilizzo degli spazi espositivi e dei titoli di accesso alla kermesse che si inaugura domani mattina al Lingotto.

"Si tratta di una decisione politica, una scelta di campo" ha detto il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, spiegando la decisione presa insieme alla Città di Torino. "Bisognava scegliere se lasciare fuori dal Lingotto Halina Birenbaum, testimone dell’Olocausto e stare dentro con chi nega la sua esistenza, un’opzione inaccettabile per la storia democratica di Torino, del Piemonte e dell’Italia", ha aggiunto il presidente del Piemonte. La decisione di chiedere la rescissione del contratto a quanto si è appreso è giunta al termine di una lunga riunione svoltasi oggi in Regione alla quale hanno partecipato oltre a Chiamparino, la sindaca di Torino, Chiara Appendino, e gli organizzatori della kermesse per trovare una mediazione che consentisse ad Halina Birenbaum di tenere la sua lezione. Nell’impossibilità di trovare una soluzione, si sarebbe deciso di procedere con la richiesta di rescindere il contratto per ragioni politiche. Successivamente a quanto si apprende ancora della decisione sono stati informati il prefetto di Torino, Claudio Palomba, e il questore Giuseppe De Matteis.

"Una scelta di campo": così la sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha definito la decisione presa dal Comune assieme alla Regione Piemonte. "Ci è stato sostanzialmente chiesto di fare una scelta di campo e non era possibile far convivere due momenti e direi due mondi - ha spiegato Appendino - e abbiamo fatto una scelta che tutela la storia della nostra città e del nostro Paese: oggettivamente, è una scelta di campo". Dal punto di vista della tutela degli organizzatori del Salone, "abbiamo inviato la pec con la notifica delle motivazioni, relative al fascicolo aperto dalla giustizia; il fatto di oggi è aggiuntivo e nuovo e quindi abbiamo chiesto di agire in tal senso, visto che le istituzioni hanno ruolo importante all'interno del Salone del Libro di Torino e dobbiamo tutelarne l'immagine e la storia, nonché quelle della nostra città".

"Mi sono state mosse accuse ridicole, non sono né razzista, né antisemita, domani al Lingotto ci saremo anche perché non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Dunque il ‘mio’ Salone lo faccio, se ci sarà la rescissione faremo subito causa" ha replicato all’Adnkronos Francesco Polacchi di Altaforte Edizioni. "Sono imbarazzato che ci sia tutto questo tempo da dedicare ad Altaforte che è una piccola casa editrice piuttosto che occuparsi della città più de industrializzata d’Italia", ha aggiunto.

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