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Salute: biologo su test sangue mamma, allarme ingiustificato (2)

03 aprile 2014 | 12.47
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(Adnkronos Salute) - Infine, sul rischio che alcune pazienti possano essere indirizzate direttamente all'aborto senza confermare i risultati del test del Dna fetale da sangue materno con una diagnosi prenatale invasiva, Fiorentino sottolinea che "nel corso della consulenza genetica pre e post-test il genetista chiarisce in maniera inequivocabile con la paziente che i risultati devono essere sempre confermati con tecniche di diagnosi prenatale invasiva, quale l'amniocentesi. Ciò è chiaramente riscontrabile anche nel modulo di consenso informato all'esecuzione dell'esame".

"A mio avviso questo tipo di test", che non è diagnostico ma di screening, "andrebbe proposto a pazienti con un rischio a priori molto basso, in modo che quello residuo sia ulteriormente basso e questo contribuisca ad evitare l'abuso di diagnosi invasive in donne giovani". Ammettendo, però, che la paziente possa sfuggire alla consulenza genetica post-test e decidesse di ricorrere all'aborto terapeutico, scioccata da un risultato positivo, "questa non troverebbe nessun ginecologo disposto ad interrompere una gravidanza sulla base dei risultati di un test del Dna fetale da sangue materno. Da escludere anche la possibilità che l'esame, anche se effettuato alla decima settimana di gestazione, possa produrre dei risultati in tempo utile per una interruzione volontaria della gravidanza per scelta materna, in quanto non ci sarebbero i tempi tecnici per intraprendere la procedura, considerando che l'attesa per completare l'analisi è mediamente 10 giorni lavorativi", conclude.

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