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Salute: donne piu' longeve ma meno sane, Italia 72esima per pari opportunita' (2)

11 marzo 2014 | 14.14
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(Adnkronos Salute) - L'organismo maschile e quello femminile - spiegano gli addetti ai lavori - rispondono in modo diverso ai farmaci per diversità fisiologiche e anatomiche: le donne pesano meno, hanno una massa grassa maggiore e in generale più difficoltà nell'assorbimento gastrico dei farmaci. Spesso, poi, i sintomi di una stessa malattia possono essere diversi tra uomo e donna. Un esempio tipico è l'infarto: nella donna non si presenta quasi mai con il classico dolore toracico, ma con disturbi simil-influenzali che spesso non vengono riconosciuti (astenia, nausea, vomito, sudorazione profusa, dolore dorsale irradiato a braccia e collo).

Nonostante queste peculiarità, i farmaci sono sperimentati prevalentemente sugli uomini. Una scelta fatta in passato per ragioni etiche, per timore di una gravidanza durante il trial. Gli esperti chiamano però in causa anche ragioni economiche: le donne infatti non sono una categoria omogenea, perché la variabilità ormonale che caratterizza le diverse fasi della loro vita aumenta il numero dei campioni e prolunga la ricerca, gonfiandone i costi. Ma la mancanza di una sperimentazione clinica 'a misura di donna' ha a sua volta un costo: le reazioni avverse ai farmaci dai 35 ai 44 anni sono quasi doppie nelle femmine.

Gli specialisti del Besta ricordano alcuni casi di sperimentazioni 'dispari'. Tra gli anni '70 e '80, per proteggere madri in attesa e nascituri la Fda americana ha escluso le donne dagli studi clinici di fase III, fra cui uno sugli effetti dell'aspirina sulle malattie cardiovascolari in cui furono arruolati 22.071 uomini e nessuna donna. Idem per il Multiple Risk Factor Intervention Trial, condotto tra il 1973 e il 1982 per valutare i legami tra pressione, fumo, colesterolo e malattie coronariche: 12.866 uomini, zero donne. Nel Longitudinal Study sull'invecchiamento del National Institute on Aging di Baltimora (1958-1975) le donne erano escluse nonostante rappresentassero i 2 terzi degli over 65. Infine, nel 1984 il primo studio sul ruolo degli estrogeni come possibile prevenzione delle malattie cardiache fu condotto solo sugli uomini, con gravi conseguenze in termini di tumori e femminilizzazione.

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