Roma, 3 apr. (Adnkronos Salute) - L'emicrania corre su Twitter. E 140 caratteri sono sufficienti a descrivere dolore, nausea e altri sintomi con dovizia di particolari ai propri follower. A 'fotografare' la tendenza a condividere in modo catartico il proprio dolore fisico sul 'principe' dei social media, è una ricerca statunitense. Secondo lo studio, a twittare più spesso il proprio mal di testa sono le donne, gli americani e gli europei. E i picchi di cinguettii sull'emicrania si registrano il lunedì, nel primissimo pomeriggio.
"Proprio come la tecnologia e il linguaggio evolvono, così accade per il modo in cui condividiamo la nostra sofferenza", spiega il ricercatore Alexandre DaSilva della School of Dentistry dell'Università del Michigan, sul 'Journal of Medical Internet Research'.
"Questo - rivendica - è il primo studio a mostrare l'impatto immediato e ampio dell'emicrania sulla vita dei pazienti, analizzando ogni singolo tweet correlato all'attacco". La squadra di DaSilva ha lavorato con 50 studenti per categorizzare 21.741 tweet. Il gruppo ha eliminato pubblicità, metafore e altri elementi non collegati con l'emicrania, analizzando ogni cinguettio sul mal di testa. I risultati offrono informazioni uniche su chi soffre di emicrania e come, dove e quando i pazienti usano i social per descrivere il proprio dolore. Risultati sovrapponibili "in modo significativo con altri studi epidemiologici tradizionali", secondo DaSilva. (segue)
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